Che la Roma sia in calo non lo sappiamo solo dalla partita di ieri. Sia chiaro, l'1-1 maturato contro il Sassuolo è stata la ciliegina di una torta non ordinata dai giallorossi ma tutti i problemi visti nel match dell'Olimpico non sono altro che la copia delle difficoltà che la rosa di Di Francesco ha avuto nelle ultime uscite stagionali. La Roma è apparsa infatti stanca, ripiegata su se stessa e senza idee, spesso costretta ad affidarsi al guizzo dei singoli (si vedano i tiri di Nainggolan) piuttosto che al gioco collettivo. Segno inequivocabile di tale calo, le prestazioni di Kolarov, da tempo non più quel motorino imprendibile che smistava assist al bacio e lucidi suggerimenti ai compagni.
Nessun dramma, sia chiaro, ma tanto su cui riflettere. Durante la pausa obbligata tra vecchio e nuovo anno, Di Francesco dovrà infatti trovare il bandolo della matassa, capendo quali calciatori hanno seriamente bisogno di tirare il fiato e quali, invece, hanno deluso ufficialmente le aspettative. Senza dimenticare qualche soluzione tattica differente da adottare in caso di necessità. Nella giornata di ieri, per esempio,il tecnico giallorosso ha mostrato tutto il suo disappunto nel post-gara per Patrick Schick, davvero insufficiente nel ruolo di esterno destro. Certo, il ceco è per caratteristiche più simile a Dzeko che a Perotti o El Shaarawy, esterni naturali e spesso adattati a destra.
Nella sfida di ieri, l'ex giocatore della Sampdoria non ha affatto brillato, impelagandosi nel mare dell'isolamento tattico e non creando mai superiorità. Ci si deve chiedere, dunque, il perché del suo acquisto, soprattutto se utilizzato largo dalla porta. Dunque, questo fine 2017 dovrà essere un momento di analisi importante, per il tecnico della Roma: difficilmente migliorabile a gennaio, forse potrebbe arrivare un terzino al posto di Bruno Peres, la rosa ha tutte le qualità per emergere in diverse situazioni tattiche, trasformandosi da matricola di lusso e corazzata decisa ad inserirsi nella corsa per le posizioni nobili della classifica.