Una serata pazza come quella vista ieri a Londra tra Chelsea e Roma non può trovare analisi che abbiano la profondità giusta, in grado di riassumere il filo logico di quanto visto nel rettangolo verde. Perchè se principalmente è stata una partita dominata dagli errori, veniali e mortali, e condita da sprazzi e lampi di genialità assoluta che abbiamo avuto la fortuna di godere, è anche stata la sera del romantico amore tra la maglia giallorossa (bianca all'occasione) e un popolo in festa, 3000 voci incessanti che hanno animato un altrimenti (stranamente) spento Stamford Bridge.
E ancora è stata - realisticamente - la sera in cui il pensiero su Di Francesco e la Roma deve urgentemente essere modificato in favore di una considerazione maggiore della realtà capitolina. Ma questo rischia di diventare un discorso diverso e troppo sterile. In campo, invece, le parole potrebbero diventare superflue e come sempre avviene in questi casi interviene la musica, con un Guccini nemmeno lontanamente romanista ma adeguato in questa serata londinese. Nel suo "Vedi cara", sono presenti dinamiche molto attinenti alle vicende a tinte giallorosse. Intanto perché "è difficile a spiegare", sia quanto successo in campo che, soprattutto, quanto ascoltato sugli spalti: uno sventolio continuo di bandiere e sciarpe, un coro unico per 90 intensi minuti di spinta.
"Tutto quel che posso dire, è che cambio un po' ogni giorno, è che sono differente. Certe volte sono in cielo come un aquilone al vento che poi a terra ricadrà. Vedi cara, è difficile a spiegare, è difficile capire se non hai capito già...: certe volte l'impressione è quella che la Roma abbia le carte del successo su tutta la linea, con Dzeko sempre in palla, supportato dalle costanti sortite di Perotti e Kolarov, sempre in discesa sulla fascia; altre volte, quelle del disagio difensivo, sono quasi tutti nei, dall'incommentabile Bruno Peres al disordinato Jesus fino agli errori dei mediani lenti a coprire sui calci piazzati.
Torna a parlarci Guccini: "Non capisci quando cerco in una sera un mistero d'atmosfera che è difficile afferrare, quando rido senza muovere il mio viso, quando piango senza un grido, quando invece vorrei urlare". Questo è esattamente lo stato d'animo della Roma e dei romanisti dopo un pari di livello enorme contro i campioni d'Inghilterra in carica, eppure amaro per le dinamiche di gioco. Un mistero d'atmosfera, difficile da afferrare: sono 100 le gare giocate da Dzeko in maglia giallorossa, 59 le reti segnate. Non abbastanza per l'impresa da Dio dei 3 punti, però.
"Non rimpiango tutto quello che mi hai dato che son io che l'ho creato e potrei rifarlo ora": non serve guardarsi dietro e piangersi addosso: tra il secondo tempo dell'Olimpico col Napoli e la gara di ieri la Roma è solo migliorata, in quasi tutti i passaggi, e questo è un meccanismo che viene incontro al desiderio di Di Francesco di costruire una squadra con serenità e senza carichi inutili.
E ancora: "Tu sei tutto, ma quel tutto è ancora poco", con questa analisi si chiude il cerchio, si spegne la musica e si lascia lo Stamford Bridge con il secondo posto nel girone con tre gare giocate. Chi l'avrebbe detto? Quel tutto, però, è ancora poco, e snon sempre più evidenti le ambizioni giallorosse, nonostante i fari spenti con cui viaggia da tempo la squadra di Di Francesco. Perché? Beh, perché..."è difficile a spiegare,
è difficile capire se non hai capito già...".