Iniziò tutto da Narmer, a cui succedette Aha e cui nel corso dei secoli e delle varie dinastie salite al potere presero il posto tra gli altri Micerino, Tutankhamon, Ramses IX e ultimo della grande dinastia un certo Stephan El Shaarawy. Faraoni, leader di un intero popolo e venerati da assolute divinità da un popolo che vedeva nella loro figura non solo autorevolezza ma anche doti magiche.
Stephan di tocchi magici ne ha fatti parecchi, sopratutto con quel suo destro fatato. La sua storia parla per sé, dalla terra dei faraoni alla Roma Caput Mundi è stato un lungo percorso, un autentica odissea calcistica che lo ha visto girare per diversi stadi ad incantare con dribbling e progressioni sulla fascia: a cresta alta.
La cresta, beh, quella è sempre stata il suo marchio di fabbrica sin da quando esordì in Serie A con la maglia del Genoa, correva l'anno 2008 e l'attaccante aveva solamente 16 anni. L'entrata in campo sigla un record: El Shaarawy è il più giovane esordiente in Serie A nella grande storia del Genoa. Un predestinato in attesa di consacrazione.
E' il 2010 quando il giovane talento passa in prestito al Padova, in Serie B, dove inizia il suo percorso verso la massima serie. La prima stagione vede l'ala sinistra autore di 7 reti, a soli 17 anni, che portano il Padova fino alla finale play-off persa al cospetto del Novara. Il talento e la bravura permettono alla carriera del ligure prende una svolta epocale: il Milan lo porta a casa.
I diavoli rossoneri lo acquistano dapprima in comproprietà col Genoa, salvo poi risolverla a proprio favore, e consegnano alla massima serie un timido 18enne di poche parole che a 3 giorni dall'esordio con la maglia rossonera segna il suo primo goal a San Siro. Un tripudio di festeggiamenti ed incredulità che porterà uno stadio intero a urlare un nome nuovo, quello di Stephan El Shaarawy.
Se la sua prima stagione lo ha fatto conoscere al pubblico rossonero, la seconda ha consacrato il suo passaggio da ragazzino a Faraone. La giovane ala vive una stagione di assoluta qualità e talento siglando 19 reti tra campionato, Coppa Italia e Champions League.
L'incantesimo si spezza quando in un maledetto 13 settembre 2013 iniziano i gravi problemi del Faraone, non si trattava di congiure di palazzo ma del metatarso. L'infortunio subito dal giovane rossonero è di grave entità tra continui infortuni e condizioni precarie, unite a lunghi tempi di recupero; il faraone deve far ritorno al suo trono alla ricerca di una soluzione ad una piaga d'Egitto ben più grave delle locuste. El Shaarawy vive le ultime stagioni rossonere da comparsa e finisce ai margini di un progetto che lo vedeva al centro. Stephan lascia il Milan dopo 102 presenze e 27 reti.
I monegaschi del Monaco si impadroniscono del cartellino del giocatore in prestito con obbligo di riscatto, fissato a 25 presenze, le cifre parlano di 3 milioni di parte fissa e 13 milioni in caso le condizioni presenti nel contratto siano state soddisfatte. Stephan collezziona solamente 24 presenze, sopratutto per via del fatto che da gennaio in poi non abbia più giocato, il perché? Sarebbe scattata la famosa 25esima presenza con annesso riscatto.
L'occasione di risorgere dalla propria piramide si erge il 26 gennaio 2016, con l'acquisto in prestito con diritto di riscatto da parte della Roma. Alla corte di Spalletti ritrova la qualità e la lucidità che lo aveva contraddistinto nell'esperienza rossonera siglando 8 reti in 18 presenze, di cui una proprio contro il Milan, convicendo i giallorossi ad esercitare il riscatto per la cifra di 13 milioni.
La seconda stagione si apre con la titolarità raggiunta e degli ottimi numeri a conferma del fatto che El Shaarawy vuole dire la sua in una carriera in piena crescita. Il 24enne apre la stagione 2017/18 in un ambiente critico e scettico nei confronti della nuova Roma di Eusebio Di Francesco orfana di Salah e, sopratutto, del carisma di Francesco Totti passato come dirigente giallorosso dopo i favolosi anni passati con gli scarpini ai piedi.
La stagione di El Shaarawy parte col piede giusto proprio ieri, quando l'Udinese fa le spese con la furia egiziana-ligure. Stephan mette a segno una doppietta, l'ennesima in giallorosso, come segno di rinascita dopo gli anni di buio subiti. Il 27 ottobre saranno 25 le candeline da spegnere con l'augurio di un desiderio da esprimere con tutte le proprie forze: "Voglio tornare ad essere Il Faraone". Nella terra dei sette re, otto se contiamo Francesco Totti, e dell'impero romano il fascino egizio dovrà incantare i capitolini un pò come fatto prima da Salah ed ancor prima da una certa Cleopatra.
Ora tocca a te, Stephan. Rialza la cresta e torna a segnare, con la rapidità di una volpe del deserto e l'eleganza di un ibis rosso in una massima serie piena di tempeste di sabbia e famelici coccodrilli il giovane faraone regnerà pure sull'impero romano.