La vittoria della Roma ai danni del Verona era difficile da mettere in dubbio fin dalla vigilia. Ci ha provato il secondo acquazzone in altrettanti weekend consecutivi, che ha messo a rischio la disputa della partita, salvo poi scendere di intensità e consentire alle due squadre di scendere in campo. I giallorossi ci hanno messo qualche minuto prima di prendere le misure ad un avversario chiaramente più debole, prima di prendere il largo e di permettersi anche di controllare il ritmo e di giocare a proprio piacimento, dopo le reti di Dzeko e di Nainggolan che hanno indirizzato il match già dal primo tempo. Ma la partita di ieri sera allo stadio Olimpico, probabilmente, sarebbe andata in ogni caso al di là del risultato, visto che l'attesa dei tifosi della Roma non era totalmente legata a quella che doveva essere la prima vittoria stagionale in casa - dopo la sconfitta contro l'Inter e il pareggio sofferto con l'Atletico Madrid - ma bensì c'era qualcosa di più importante da seguire con attenzione. E questo era il ritorno in campo di Alessandro Florenzi.

Un giocatore che si è preso la simpatia e l'affetto di tutti, al di là delle bandiera e dei legami di tifo. Sarà per quel modo di fare che al tempo stesso è sbarazzino e focoso, sarà per quella sua capacità di sorridere in quasi tutte le situazioni di gioco o per quel suo modo di evitare brutte faccende anche durante le partite più tese e più complicate. Ma Alessandro Florenzi, diciamoci la verità, era l'uomo più atteso di questo inizio di campionato. E il fatto di rivederlo in campo quasi un anno dopo la sua ultima apparizione in gare ufficiali, ha di certo fatto sorridere chiunque lo aspettasse con maglia e calzoncini in un match vero, dopo averlo visto all'opera due settimane fa nell'amichevole tra la Roma e la Chapecoense. Novanta minuti sotto il diluvio, il giusto premio che Eusebio Di Francesco ha voluto fare a quello che potenzialmente è uno dei giocatori più forti a sua disposizione, sia per le doti tecniche e atletiche che sono sotto gli occhi di tutti, sia per la sua capacità di giocare in più posizioni del campo, il che lo ha reso un pilastro anche in Nazionale. Prima, ovviamente, dell'infortunio.

E non è un caso che la partita per la Roma si sia messa in discesa grazie al suo giocatore più atteso. Radja Nainggolan aveva già sbloccato il punteggio esattamente a metà del primo tempo, ma la rete della sicurezza porta proprio la firma di Florenzi. Minuto 33, discesa del numero 24 su quella fascia destra che si è letteralmente consumata, Ale sembra quasi lasciare la scia come una monoposto di Formula 1 per quanto va forte. Troppo forte anche per Souprayen, il quale pur di fermare Florenzi in velocità tenta la scivolata, ma finisce in curva grazie alla finta del suo diretto avversario, il quale mantiene il bilanciamento del corpo al punto da scodellare al centro dell'area una palla che è su misura per lo stacco aereo e per la testa di Dzeko, che da pochi metri fa 2-0. Il bosniaco segna ancora ed esulta, ma gli occhi e gli abbracci di tutti non possono non essere per quel ragazzo cresciuto con il mito di Totti e De Rossi, ma con la verve, la corsa e la fantasia di Bruno Conti. Tutti romani, tutti romanisti, tutti come Alessandro.

Un ritorno che non è stato sul velluto per un giocatore che non ha mai ottenuto nulla in maniera facile o con dei privilegi, anzi ha dovuto sempre lottare per mantenere quantomeno il suo posto in squadra. Un talento del quale si rese conto uno come Zeman, che magari non avrà vinto molto in carriera ma che di calcio e di calciatori ne capisce. Ora, con il suo ritorno in campo sono tante le castagne che Florenzi potrà togliere al suo allenatore Di Francesco e a tutta la Roma, in una stagione che si prevede lunga e faticosa. Quanto alla squadra e allo stesso allenatore, vincere una partita per 3-0 è sempre un sollievo dopo un inizio di stagione non esattamente sereno. E farlo nella serata in cui i riflettori sono rivolti da un'altra parte è un altro aspetto decisamente positivo. In attesa che il gioco diventi più fluido e aumenti anche la fiducia da parte del pubblico nei confronti di una squadra in costante crescita.