Quando si perde un'amichevole estiva le riflessioni da fare sono varie. L'avversario, le condizioni del tempo, la squadra in campo, il tipo di partita. Perde, ma conserva spunti interessanti la penultima Roma amichevole del precampionato. Perde a Siviglia, nel tempio che fu di Monchi, ospite degli andalusi che, come tradizione ormai affermata, accolgono una rivale per il Trofeo Puerta, ricordando il giocatore scomparso tragicamente dieci anni fa. Al minuto 16, numero di maglia di Puerta, l'ovazione del Sanchez Pizjuan ha commosso i più, in primis quel Monchi che non nasconde la sua fede nel Siviglia, da sevillano di nascita e di adozione.
Emozioni da parte, la gara. Alla Roma vista ieri si può rimproverare la poca cattiveria, i pochi tiri. Non certo la voglia di costruire, di impostare. Una scintilla dunque legata alle teorie del mister abruzzese, ancora poco espresse in campo per una pesantezza presente in maniera evidente nelle gambe degli interpreti in maglia giallorossa. Nainggolan, Strootman, De Rossi: da loro dovrebbero partire le migliori sortite, le impostazioni di gioco più importanti, per dare palloni giocabili a chi poi deve andare al gol, come Perotti, Dzeko o Defrel. E invece proprio nella mediana e subito avanti alla mediana la palla passa ancora lentamente. La pulizia è a mezzo carico, e ciò si riflette in negativo sia sulla produzione offensiva, sia sull'attenzione difensiva. Ecco che Kolarov e Peres faticano ad operare da stantuffi, ecco che Moreno e Manolas sembrano spesso dormire (certo, va dato atto alla coppia di essere ancora da rodare), infine ecco che Defrel sembra spesso impreciso nell'arrivare al tiro.
Tolte però le parentesi negative, c'è una squadra che vuole tenere il pallino del gioco, col possesso palla continuo e con scambi da fascia a fascia. Se si esclude la prima mezz'ora, infatti, la Roma ha mostrato impegno e dedizione. Di Francesco l'aveva detto: ai miei dirò che le gare spagnole dovranno essere giocate come gare di campionato. Al Pizjuan non è stato propriamente così, almeno questo è l'augurio che si pongono i tifosi. Col Celta Vigo, domenica, sarà importante dimostrare dal primo minuto questo carattere. Anche per Di Francesco, inoltre, questi test assumono importanza, perché come si è visto ieri e nelle altre occasioni, non tutti gli interpreti stanno giocando nelle loro posizioni reali (Defrel ad esempio non rende a destra come potrebbe fare centralmente), lasciando intendere che sapersi adattare sarà uno strumento di forza nel corso della stagione. Dovesse saltare l'approdo di Mahrez, la posizione esterna a destra sarà affare di molti, da Florenzi a Defrel o El Shaarawy. Meglio quindi ambientarsi, trovare soluzioni e migliorie in questi ultimi 9 giorni di lavoro. Ultima prova, generale, domenica a Vigo, contro un avversario modesto, e dunque da battere. A quel punto le sensazioni diranno molto sull'esordio in A sempre più vicino, previsto a Bergamo, il prossimo 20 agosto. Partire con chi ha tanto impressionato come l'Atalanta sarà probante, ma certo la Roma non può temere i bergamaschi se vuole arrivare ai vertici del campionato. Magari un gradino più in alto degli ultimi tre anni.