Non solo Salah. La Roma, più per necessità che non per una reale volontà, si vede costretta a cedere ancora altri giocatori importanti della propria rosa, prima di iniziare a regalare ad Eusebio Di Francesco i primi colpi della sua nuova Roma. L'egiziano è volato a Liverpool per un affare che potrebbe fruttare anche 50 milioni di euro, ma a breve dovrebbero salutare la Capitale anche Manolas e Paredes.

Destinazione Russia e lo Zenit di San Pietroburgo che nella prossima stagione sarà allenato da Roberto Mancini. Operazioni che complessivamente dovrebbe portare nelle casse giallorosse circa 65 milioni di euro, per un incasso totale dalle tre cessioni, Salah incluso, di circa 110 milioni di euro, bonus esclusi. Non tutti potranno essere reinvestiti sul mercato a causa dei paletti imposti dalla UEFA, ma di sicuro, oltre a rimettere a posto i conti, serviranno per finanziare le operazioni in entrata. Monchi non è arretrato di molto rispetto alle proprie richieste iniziali per i due giocatori e allora lo Zenit non ha potuto fare altro, anche su indicazione di Mancini, che accontentare le richieste della Roma per il difensore greco e il centrocampista argentino. Il lato economico è importante, ma di sicuro bisogna sottolineare anche l'impoverimento tecnico che queste cessioni portano alla rosa della Roma.

Salah era l'uomo in grado di creare superiorità numerica sull'esterno e le attenzioni riservate a lui dalle difese aprivano spazi per i compagni, come ad esempio Dzeko e Nainggolan. Loro due non dovrebbero essere sacrificati in nome dei conti e anche da loro si dovrà ripartire nella prossima stagione. Manolas era uno dei leader difensivi della Roma di Spalletti. Il trio con Fazio e Rudiger è stata una delle intuizioni migliori di Spalletti nel corso dell'ultima stagione, con la Roma che aveva trovato nuova solidità difensiva con tre centrali a protezione della porta. Paredes, invece, pupillo dell'attuale tecnico dell'Inter, rappresentava una prima alternativa più che valida alla coppia titolare De Rossi-Strootman. Uomo d'ordine e geometrie, le sue caratteristiche si sposavano al meglio con quelle dei due compagni di reparto, a prescindere da chi veniva affiancato.