Con buona probabilità l'anno in corso potrebbe rappresentare per la Roma l'ennesima stagione "zero", con pochissime gioie e molti rimpianti. Nulla di nuovo sotto il sole capitolino, per carità, ma nell'anno dei tanti proclami era lecito aspettarsi di più e di meglio. L'uscita dalla Coppa Italia, per mano dei rivali di sempre della Lazio, è stata una batosta particolare, complice una distanza sul campo in termini tattici tra Spalletti ed Inzaghi. Discorso diverso quello per l'uscita dall'Europa League, territorio che la Roma avrebbe potuto far suo con agilità, viste le sfidanti. Anche questo, però, è finito nella rete degli errori, e il Lione ne ha potuto approfittare, come evidenziato nella doppia sfida. Tornando addirittura al via della stagione, pesa ancora il ko interno contro il Porto, che sancì (era calcio d'agosto) l'uscita prematura della Roma dalla Champions League. E il campionato? Nella massima serie la Roma non si può definire in pessimo stato, tutt'altro, ma è chiaro che l'obiettivo titolo nazionale sembra sfumare al confronto con una Juve imbattibile, impressionante, solidissima. Insomma, la stagione degli errori e delle cose buone, come spesso accade in quel di Trigoria, arriva puntuale.
Gli applausi della Sud (diremo, dei distinti Sud), come sempre, hanno indirizzi particolari, perché se è vero che la squadra gode sempre di un appoggio che altrove manca, è anche vero che più del gruppo sono emersi alcuni profili che per la Roma di domani potranno rappresentare un appiglio da cui ripartire. Il primo, diremmo possa essere Spalletti, sul cui futuro però pesano ombre, nuvole e incertezze. Che però sono (quasi) solo sue; perché la società non sembra avere dubbi sul futuro. Il toscano, al netto di tante sbavature, ha impresso il suo ritmo alla squadra, ha dato una conformazione all'11 in campo coerente al suo spartito, fatto di rapidità, costruzione e fantasia. Testimoni oculari del progresso sono i 104 gol stagionali, solo per fornire un dato.
In campo, invece, a segnalarsi sono senz'altro i due estremi difensori, Szczesny ed Allison, due grandi portieri di alto livello, capaci di mantenere per più volte inviolata la porta in stagione. Una stagione di livello per entrambi. In difesa, se si escludono Rudiger e Manolas che hanno tenuto un livello consono alla loro già prevista maturazione, i veri exploit li hanno compiuti Fazio ed Emerson Palmieri. Il primo, arrivato in punta di piedi, era visto come la naturale riserva di Vermaelen, il vero portento della rosa. I numeri e le prestazioni hanno mostrato ben altra trama, convincendo in poco tempo Spalletti a cambiare registro. L'argentino ha saputo diventare anche leader della squadra, conquistando la fiducia dei tifosi e dei compagni. Oltre al Comandante, però, anche un giovane sergente si è fatto largo nelle storie giallorosse. Palmieri, infatti, a partire da dicembre scorso non ha praticamente più sbagliato una giocata, mostrando i muscoli ai criticoni (apostrofati in francese anche da Spalletti più volte) e prendendosi il posto su Mario Rui. La convocazione in Nazionale (Azzurra) è sintomo di una annata di crescita.
Al centro del campo, ruolo di spinta della Roma spallettiana, emerge la stagione di De Rossi, stantuffo dei suoi, il grande assente quando per qualche occasione non è potuto scendere in campo. Leader, condottiero e spartiacque, De Rossi come sempre divide il tifo perché in alcune occasioni per la troppa foga si lascia prendere da errori e disattenzioni. Ma, lo ha ricordato anche Spalletti, il suo rinnovo è fondamentale.
In attacco, da Nainggolan a Dzeko: è il loro vero anno di grazia, anche se il Ninja sta vivendo un brusco calo di rendimento, complice una prima parte di stagione su livelli impressionanti. Perotti, Salah, El Shaarawy hanno sicuramente stupito, ma non possono annoverarsi tra i trascinatori del reparto. Il bosniaco e il belga non hanno bisogno di ulteriori presentazioni, e al grido di battaglia hanno risposto quasi sempre presenti, prendendosi gli abbracci di un popolo, quello romanista, che non scorda le gesta. Come, infatti, non dimenticherà mai quelle dell'eterno Totti, che no, non sta vivendo la sua migliore stagione, ma sta terminando una carriera gloriosa, epica, fenomenale. Con i suoi piccoli, silenziosi spazi. Da taumaturgo e leader qual è.