L’Atalanta sta viaggiando a ritmi vertiginosi: macina record su record ed è pronta a giocarsi le sue carte anche contro il Napoli, al San Paolo, in uno scontro che mette di fronte la terza e la quarta. 48 punti in 25 giornate, come l’Inter, a sole 6 lunghezze dagli azzurri di Sarri.
Tanti gli uomini simbolo della cavalcata nerazzurra, ma forse il calciatore più rappresentativo per la tifoseria bergamasca è Alejandro Darìo Gomez, per tutti il Papu: “Questo soprannome me l’ha dato mia mamma” esordisce l’argentino in una lunga intervista concessa alla Gazzetta dello Sport.
Solamente un girone fa sembrava si prospettasse un’altra stagione molto difficile per la Dea, con 6 punti nelle prime 6 partite ed il tecnico Gian Piero Gasperini a forte rischio esonero alla vigilia del match contro il Napoli all’Atleti Azzurri d’Italia: “Gasperini ha avuto il coraggio di fare giocare i giovani. Contro il Napoli rischiava la panchina ma abbiamo vinto. Lì abbiamo capito che se non dai tutto stai fuori”. Da lì è partita la riscossa, fino al sogno Europa: “Noi ci crediamo: anche con soli 3 con Napoli, Fiorentina e Inter saremmo in lotta. La più difficile è questa, col Napoli al San Paolo. Contro Fiorentina e Inter giochiamo alla pari. Champions in caso di vittoria? È una follia, non siamo al livello del Napoli”.
I partenopei sono ancora in lotta sui 3 fronti: “Il Napoli gioca molto meglio di Roma e Juve, ma la Juve è l’unica con cui sai di non avere molte chance in trasferta: è una questione mentale, allo Stadium senti il peso della squadra, della storia, di tutto. La squadra però non è forte come negli anni scorsi: c’erano Pirlo, Tevez, Morata, Pogba, Vidal. Noi li abbiamo trovati dopo la sconfitta col Genoa: dovevano riscattarsi, erano degli animali”.
Pensare alla Champions è una follia, ma l’ipotesi Europa League è concreta: “Io non faccio il d.s., ma se vai in Europa League secondo me devi prendere 8-9 giocatori. Guardate il Sassuolo, che non lo ha fatto: non si è goduto l’Europa e ha faticato in A”.
Nella sua carriera il Papu è stato allenato anche da Diego Simeone, sia al San Lorenzo che al Catania: “Al San Lorenzo il Cholo mi diceva: “In Europa dovrai fare l’esterno”. Io invece ero un attaccante, volevo solo fare i tunnel. Litigavamo sempre. Quando mi ha allenato a Catania, mi ha detto: “Ti ricordi quei discorsi?”. Sono tornato a fare l’attaccante quest'anno. Con Gasperini si lavora tantissimo, si carica soprattutto il martedì e il giovedì. Durante il primo mese di ritiro, me ne volevo andare a casa. Non avevo mai corso così tanto. Neanche con Simeone”.
La squadra funziona alla grande ed i singoli ne traggono vantaggio per mettersi in mostra: “Spinazzola è forte, un animale, fa scatti da 40-50 metri: se gioco così bene, è anche merito suo. Lui e Conti possono fare 3-4 partite di fila. A Kessie neanche mi avvicino: con quel fisico, ho paura di farmi male... La prima volta che ho visto Caldara invece ho pensato: “Che forte”. Il rapporto più speciale però è quello con Andrea Petagna, con il quale condivide anche la passione per i social network: “L’amore è nato in ritiro. Non l’avevo mai visto giocare, poi piano piano ci siamo conosciuti. Quando abbiamo iniziato a scherzare con la storia dell’alto e del basso, è iniziato tutto. Locandine dei film? Molte ce le mandano e noi scherziamo".
Tanti club hanno messo gli occhi sui gioielli di Zingonia, compreso Gomez: “Dove sarò ad agosto? Se l’Atalanta andrà in Europa, mi piacerebbe giocarla. Tutto dipende dalle offerte: io punto ad andare in una grande, ma sceglierne una che non gioca le coppe non avrebbe senso. Tifosi? Non ci voglio pensare, mi viene il magone. Sono combattuto, da un lato qui mi trovo benissimo, dall’altro c’è la sfida personale”.
In passato è stato molto vicino al grande salto nel calcio italiano, durante l’esperienza a Catania: “Stramaccioni mi voleva all’Inter, dovevo firmare al lunedì, ma nel weekend ha perso 2-5 con l’Udinese ed è stato esonerato. Anche Montella mi voleva, alla Fiorentina”.
Nel futuro remoto invece, quando appenderà gli scarpini al chiodo, Gomez potrebbe continuare la sua vita nel mondo del calcio, come allenatore: “Mi piacerebbe. Il mio calcio è quello di Montella, con il possesso palla. Mi piacerebbe allenare Nainggolan, Mertens, Perotti. Mi piace anche Chiesa: è veloce e ha tiro, ma vorrei vederlo a sinistra, non a destra. Con lui e gli altri, l’Italia tra 5-6 avrà tanti giocatori di talento. Io sentivo sinceramente di voler giocare per l’Italia ma non si può. E nell’Argentina non mi hanno mai chiamato”.
Due giovani talenti argentini sono protagonisti in Italia, con Juventus ed Inter: “Non capisco perché Dybala non sia già titolare. È un fenomeno. Icardi ha sbagliato ma ora basta. In fondo con Wanda si è sposato, ha fatto dei figli. Per me merita almeno di essere convocato".
Fonte Gazzetta dello Sport.