Nel 1996 veniva pubblicata da Franco Battiato La cura, una delle più belle canzoni del panorama musicale Italiano. Ventuno anni dopo il Pescara, fanalino di coda di questa Serie A, sembra aver trovato la sua cura per guarire da quell’assenza di vittorie in campionato. Quella cura ha un nome, anzi una sigla contraddistinta da due lettere: Zdenek Zeman. Ritorno migliore non ci poteva essere per il boemo che, con il suo Pescara, ha battuto il Genoa per 5-0 con una prestazione maiuscola al cospetto di un grifone apparso tutt’altro che impenetrabile nel reparto difensivo. Prestazione che, tra l'altro, è costata la panchina a Juric: al suo posto Mandorlini.
La prima vittoria dopo venticinque partite di campionato in questa stagione, a quattro anni di distanza dall’ultima maturata in casa della Fiorentina. Una vittoria che da entusiasmo al pubblico che ha ricominciato a cantare nonostante l’assenza della parte più calda del tifo pescarese. Poche mosse da parte del boemo, poche ma essenziali, con la fiducia a Bruno e centrocampo e l’inserimento di Cerri nel tridente offensivo, insieme a Benali e Caprari: è proprio da loro due che nasce la prima rete dei biancazzurri con un lancio del centrocampista per l’ex Spal che salta Lamanna e fa carambolare la sfera tra le gambe di Orban. Sembra la solita miglioria prima della "morte", ma questa volta è diverso perché la squadra aggredisce alto, pressa a tutto campo facendo girare il pallone in verticale, alla ricerca continua della profondità e dello spazio per dare il via ad una nuova azione. Proprio in termini di profondità viene confezionato il raddoppio, grazie all’imbeccata di Biraghi per Caprari che deposita nel sacco da un’azione d’angolo che ricorda vagamente il gol di Torreira l’anno scorso con il Cagliari.
Il doppio vantaggio non frena l’impeto agonistico degli uomini di Zeman che continuano a giocare calcio veloce, dettato dagli schemi che, nonostante due giorni soli di allenamento, si vedono subito come nel caso del terzo gol, l’emblema della mentalità Zemaniana: Bruno lancia in avanti, Memushaj cerca e trova l’uno-due con Cerri, l’albanese riesce a trovare Benali in mezzo a una selva di gambe ed ecco che il 3-0 a fine primo tempo anzi, dopo mezz’ora, diventa realtà.
Si sogna all’Adriatico ma si vola basso perché con Zeman non si può star sicuri nemmeno sul 4-0 ma questa volta, come detto, è diverso e la ripresa diventa solo un allenamento con cui punire quel che rimane del Genoa per altre due volte, con un gioiello di Caprari e il sigillo finale di Cerri, con due azioni ancora di stampo zemaniano, con quella smodata voglia di aggredire l’avversario e portare la sfera sempre velocemente in avanti quasi come fosse un’eterna partita di rugby in cui il campo non ha una fine, un po’ come quelli di Holly e Benji. Il finale, gli applausi e il ritrovato entusiasmo di un pubblico che è tornato a sorridere dopo settimane buie per le vicende che tutti sappiamo.
Rimaniamo però sempre nel 1996 e dalla Cura passiamo a Mission Impossible, quella che attende il Pescara. I biancazzurri sono ultimi con 12 punti, ne devono recuperare 10 all’Empoli ma nelle prossime tre partite il calendario potrebbe sorridere agli abruzzesi, visto che dovranno sfidare Chievo e Sampdoria fuori casa ed Udinese in casa (squadre salve) mentre i toscani saranno di scena allo Stadium nel prossimo turno, poi Genoa e Chievo.
La risalita è dura, quasi impossibile a detta di tutti, ma si sa che quello tra Pescara e Zeman è un binomio che fa sognare e, se la speranza è l’ultima a morire, sognare è più che lecito in quella terra chiamata Zemanlandia.