Conferenza pre Samp per Spalletti, vigilia di un match delicato, spartiacque e che può come sempre nascondere insidie. Si svuota l'infermeria, con Florenzi che dalla prossima settimana si allenerà con la Primavera al Campo Testaccio, per cui siamo tutti contenti.
Come già negli altri scontri diretti è d'obbligo tornare al rapporto che lega Spalletti alla sua squadra, la Samp, e con Giampaolo. Una Samp che rispetto al girone d'andata ha subito un visibile calo di intensità e gioco: "Di Giampaolo ne parlo bene perché lo conosco da tantissimo tempo, ma lo conosciamo anche noi della Roma, ricordo prima di un Lione-Roma andammo a giocare ad Ascoli e prendemmo una sveglia, già lì si evidenziavano le qualità della squadra e dell'allenatore. Ha plasmato la Sampdoria, ha dato continuità all'Empoli dopo Sarri, ha la stima dei calciatori, se si va a parlare con quelli che ricevono le notizie, le indicazioni, ti raccontano che tipo di indicazioni venivano date".
Poi, Spalletti continua nell'analizzare la Doria: "La Sampdoria è un'insidia, siamo riusciti a vincere due partite ma con grande difficoltà, sia in campionato che in coppa. Poi abbiamo più qualità e l'abbiamo messa in pratica, abbiamo calciatori più forti sotto l'aspetto del KO". Prosegue sulla Samp: "Se vai a vedere la lettura della linea difensiva, ci trovi delle qualità del modo di lavorare impressionanti, bisogna stare tanto tempo sul campo, sapere come proporle, bisogna far sapere ai calciatori cosa sono i tempi della giocata, il trequartista che si butta dentro è un automatismo che se non viene assorbito dalla linea difensiva crea problemi, è un passaggio che va fatto bene perché nella ripetitività delle esercitazioni lo riescono a fare in un attimo e a renderlo produttivo in un attimo".
Ma nonostante queste insidie, o forse proprio per questo, sono partite così a regalare sogni, a dare ambizioni. Per avere un futuro, magari di vittorie, bisogna (la strada è sempre quella) lavorare bene.
"Non sono i discorsi, le amicizie, bisogna lavorare in maniera seria, costruire qualcosa di forte tramite il lavoro e i giocatori questo lo sanno. Si nasce una volta sola, si vive una volta sola, due non è possibile. Per renderla una vita importante, bisogna sfruttare tutti i momenti che capitano.
E i momenti sono quello che possiedi, non sono il domani o quello che è accaduto, è quello che possiedi. Per avere una vita carica di soddisfazione e felicità devi vivere intensamente il momento che vivi e penso sia così per questi calciatori che per l'analisi che è stata fatta possono permettersi di stare comodi dentro una partita e di dare meno di quello che possono dare. Non è il mio modo di ragionare, penso che gli altri ricerchino sempre il massimo, è il lavoro quotidiano che dà la crescita".
E di crescita si continua a parlare, in queste conferenza pre gara, da tempo. Soprattutto crescita difensiva, da quando Spalletti propone i tre dietro, con la Roma ora più coriacea. "L'essenziale è avere un equilibrio. Ora si va avanti così perché loro trovano soddisfazione nel fatto di non prendere gol, sono importanti gli ultimi risultati. Ho spiegato ai difensori che devono trovare soddisfazione in questa ricerca. Sul gol di Dzeko la palla è arrivata da Rüdiger, una palla passante verso il secondo palo, Dzeko è andato dietro e ha incocciato. Nessuno ha dato grandissimo rilievo al fatto che Rüdiger abbia fatto un assist importante.
Comunque, Bisogna cercare di continuare a fare così, siamo nelle condizioni, avendo cinque centrali fortissimi fisicamente e dal punto di vista della velocità e della struttura, di creare sostanza ed equilibrio. Bisogna rafforzare questa attenzione su questo lavoro che fanno i difensori, questo deve essere il loro obiettivo. Non abbiamo bisogno dell'aiuto di nessuno, ci pensiamo da soli, è casa nostra".
E poi ovviamente spazio, ampio, al mercato: Paredes è al centro di molte voci, ma Spalletti è chiaro:"Se la domanda è se ho chiesto la cessione, la risposta è no. Se c'è un'analisi delle dinamiche di mercato e delle volontà che possono essere del giocatore, vanno chieste alla società e al giocatore. Io non ho chiesto la cessione".
L'arrivo di Grenier ha stupito tutti, anche perché nelle ultime settimane e mesi ha dimostrato fragilità fisiche non da poco, nonostante l'alto valore tecnico: È chiaro che dobbiamo vederlo in pratica, ma se è come diciamo noi, si può fare anche il paragone con Fazio, lui è qualcosa di simile. Non ha giocato gli ultimi due anni, poi è venuto qui, è entrato in punta di piedi e siccome è bello grosso ha fatto il prepotente con gli avversari e si è meritato tutte le attenzioni che gli stiamo dando. Nutriamo grande fiducia in Grenier per il futuro, entrando qui in poche sedute di allenamento ritroverà quell'entusiasmo, quella qualità che ha a disposizione".
Spalletti, sembra ripetere il leitmotiv classico che sta portando avanti in questo mese di mercato: "A me sta bene rimanere così, non tocchiamo niente, poi è chiaro che ci sono dinamiche e valutazioni, il mercato aperto vuol dire che molti calciatori della Roma possono avere mercato, dipenderà da quelle che sono le valutazioni della società nel far tornare tutti i conti e da quelle che sono le volontà dei calciatori. Come è successo, viene una società, prende un calciatore che ci va volentieri ed è più difficile. Noi non abbiamo niente da riparare, siamo a posto perché i calciatori hanno fatto in pieno il loro volere". La chiarezza esplicita di questa convinzione arriva anche dal passaggio sui giocatori "già dentro", quelli che fanno parte del progetto Roma: "devo dare minutaggio a loro. Se prendiamo altri, come faccio, soprattutto a febbraio e marzo?"
L'ultima battuta è dedicata a Frank Kessiè, in forza all'Atalanta, e sul cui nome la Roma ha affondato per giugno: "Mister, le piace?"- "Di molto, come si dice dalle mie parti". In serenità e col sorriso termina la conferenza, ora la Roma rifinirà i dettagli e poi sarà Marassi. Decisivo, spartiacque.