La Roma ci sa fare. Non è solo il vecchio inno romanista a cantarlo, è la frase in voga nei vomitori di uscita dallo Stadio Olimpico dopo l'entusiasmante Roma-Samp, ultimo degli ottavi di Coppa Italia e significativa prova della truppa giallorossa. Non solo per la mole di gioco, per i 4 gol che portano la compagine di Spalletti a una cifra monstre di 62 gol all'attivo, e non solo per l'ennesimo match chiuso a porta inviolata.
E' la gara della sostanza, quella che non viene meno per 90' minuti, nonostante un rischio iniziale e una Samp a tratti coraggiosa. La Roma ha saputo tenere quel ritmo alto che veniva descritto come il principale dei difetti, sempre al massimo, sapendo ovviamente rifiatare al momento opportuno, ma senza togliere la luce dalla stanza. E infatti la Samp, escluse come detto due incursioni pericolose, non ha impensierito Allison. Per converso la Roma ha impegnato Puggioni in almeno 8 occasioni, tra parate dirette e rischi lasciati passare, oltre ovviamente ai gol subìti.
Un muro difensivo inaspettato, dove per una sera è Jesus a prendere in mano la linea arretrata, lasciando di stucco quel Muriel che solo 4 mesi fa aveva fatto girare la testa al brasiliano nel match di andata in campionato, vinto dalla Roma solo per il rotto della cuffia. Nel mucchio di soli dati positivi, con l'unica nota stonata della serata no per Fazio, da è segnalare anche l'esordio di Mario Rui, che finalmente riesce a ritagliarsi 78' minuti in prima squadra, buoni, diligenti, a conferma del capitale posseduto dall'ex Empoli.
Un centrocampo inossidabile, frutto della qualità fisica degli interpreti di ieri, tutti giocatori dalla prestanza maiuscola, capaci però di incarnare l'altro segreto richiesto alla metàcampo dei nostri giorni: la rapidità, di intenzione, di movimento, il gioco senza palla. Le conferme migliori arrivano da Nainggolan sempre più uomo d'area, capace sia di risolvere da solo con giocate dallo stile immenso, sia di proporsi come finalizzatore di azioni ragionate; da De Rossi, e in parte, se per il romano non servivano conferme, dalla crescita ancora in corso, ma visibile, di Paredes, di cui la Roma ora fa tesoro prezioso e non pensa più a cessioni affrettate.
L'attacco è il motore pulsante, l'ossessione resa visibile di questa squadra, con Dzeko ed El Shaarawy che si riprendono i tifosi dopo i dubbi di Udine, collezionando sprint e palle deliziose verso la porta doriana. Perotti e Totti, con i minuti a disposizione, non sono da meno con i loro piedi magici, capaci di illuminare come nell'occasione del 4-0 romanista, con l'argentino numero 8 che pennella per Nainggolan un pallone che va solo piazzato in rete.