La porta maledetta, la palla stregata. Halloween arriva un giorno prima, per la Roma, che impatta a Empoli (0-0) e tristemente fa ritorno a Trigoria con la consapevolezza di aver sciupato l'occasione della vita, l'ennesima, per fare il salto di qualità. Ma stavolta, alla squadra di Spalletti, c'è davvero poco da rimproverare, visto l'incredibile esito dei 90' del Castellani. Una partita letteralmente dominata dalla Roma, senza speranze per i padroni di casa, che pure hanno difeso come previsto lo specchio della porta, evitando accuratamente le sortite offensive, ridotte al lumicino e comunque innocue. Aggiungete al mix iperdifensivo un mare di falli da giallo (o qualcosa più) compiuti da tutta la retroguardia toscana (6 i gialli estratti da Di Bello per gli uomini in blu), condite tutto con l'imprecisione giallorossa, che con 23 tiri in porta è riuscita a chiudere in bianco, e il cocktail del match è servito.

Certo, a ingredienti mixati, viene da dire che alla Roma manca ancora, e sempre, il passo della decisiva maturazione. E forse il punto può trovare d'accordo in molti, ma urgono precisazioni: gli allarmi previsti da Spalletti sull'insostituibilità di Florenzi possono trovare conferme sul piano della spinta, della grinta, ma sull'aspetto prettamente difensivo, almeno ieri, la Roma ha potuto solidamente contare sul reintegro di Rudiger, capace di occupare la fascia come la zona centrale. Con dovizia. Dall'altro lato, Palmieri prima e Peres poi non hanno sfigurato. Davanti è questione di giorni, e Perotti darà di nuovo lustro all'attacco. Al centro, Dzeko è sembrato vivace come al solito, fermato da un superbo Skorupski e da alcuni episodi sfavorevoli. La critica maggiore può derivare dall'aver tenuto per tutto il match una doppia velocità, senza una costanza visibile di gioco e di pericolosità. Insomma, non è in atto una santificazione della Roma, ma nemmeno una drammatizzazione di un pareggio secco e facilitato da un campo che si conferma pessimo (andrebbe proposto per il golf, o per la coltivazione) e da una serie di scelte arbitrali rivedibili. Oltre alla già citata mancanza (episodica, forse) di cinismo giallorosso.

Nessun allarme, dunque. Solo un appunto: la Juve, che resta la più forte, ne ha approfittato bellamente.