Andremo senza paura e spero che alla fine sarà un 3-0 per noi”.

Un saluto colmo di speranza, un messaggio di fiducia. La Roma salpa verso Madrid, saluta l'Italia per trasportare nella capitale spagnola le residue ambizioni di Coppa. Una missione che accarezza l'impossibile, che chiama a rapporto storia e miracoli. 

Diego Perotti rilancia, tra battuta e personale convinzione, rimette la Roma al pari del Real, addirittura un passo avanti. Squilli di carattere, cenni di buon umore figli del momento. 

L'argentino è il segreto della rinascita giallorossa. Non l'unico, di certo uno dei più importanti. Giocatore eclettico, di qualità. Esterno d'equilibrio, rifinitore, falso nove, ora trequartista, in una batteria a tre a supporto di Edin Dzeko. Spalletti muove sulla scacchiera ospite Perotti e chiede a lui la giusta scintilla per accentuare le carenze del Madrid, lì tra le linee, alle spalle di Kroos e Modric, prima del muro retto da Ramos e Pepe. 

L'ex Genoa ripercorre la gara d'andata. Ai meriti del Real - un gioiello di Ronaldo - si associano i peccati della Roma. Il gol di Jesé chiude la porta - almeno al via - al ritorno giallorosso, un passaggio a vuoto determinante, specie contro squadre di caratura, abituate a cogliere il massimo anche in momenti di scarsa luce.  

Sarà una partita difficile, soprattutto per il risultato che ci portiamo dall’andata. Stavamo giocando bene, stavamo controllando, però Cristiano ha spezzato la gara con una grande giocata. Il pallone lo ha toccato Florenzi, avrei voluto vedere dove sarebbe finito se non ci fosse stata quella deviazione. Però sono cose che capitano: il Real ha ottimi giocatori, e Cristiano da un momento all’altro può segnarti in qualsiasi modo. Quello che mi ha dato più fastidio è stato lo 0-2 di Jesé, perché è arrivato nel finale di partita e perché è nato da un’azione in cui avremmo potuto fare di più, oltre ad averci complicato di molto la gara di ritorno. Se avessimo perso 1-0 il ritorno sarebbe stato diverso, così è tutto più difficile”.

Fonte Goal.com