Suggestione d'Europa. La valigia giallorossa contiene sogni e speranze, ma la realà spagnola va a frantumare ogni idea di ribaltone. Vittorie in serie che catapultano la Roma in scia di Juventus e Napoli - il rientro nella lotta Scudetto resta improbabile - e portano ottimismo in vista dei 90 minuti del Bernabeu. Una lucida analisi esclude sorprese di Coppa, firmare una rimonta dallo 0-2 dell'Olimpico non è cosa da poco, specie se di fronte hai il Real, sì zoppicante, ma sempre Real. La scarica di Ronaldo al Celta sembra una risposta all'euforia romana, un prepotente schiaffo che riporta i più arditi scommettitori alla fredda legge dei numeri. 

La Roma non può e non deve sfigurare, già altre volte la Champions si è rivelata fatale anche per la marcia di A, occorre fornire una prestazione adeguata al Tempio e all'occasione, aldilà di reti e risultato. Spalletti riparte dal trionfo con la Fiorentina, pronto a una decisa virata nell'undici iniziale. 

La notte blanca è la notte di Dzeko, in disparte nelle migliori apparizioni della Roma Spalletti 2.0. Lui gigante di marmo, spilungone d'area, messo fuori, per far spazio a folletti di tecnica, palleggiatori educati in continuo movimento. La Roma senza riferimenti piace più della Roma con un riferimento. Piace perché tutti possono giocare più ruoli, hanno un ruolo senza esserne schiavi. Perotti e non Dzeko, un centrocampista con doti offensive, invece di un 9, di stampo antico. 

A Madrid, però, tocca al bosniaco, gli astri si allineano e ri-aprono la porta a Edin, giunto a Roma in pompa magna e ora quasi un ingombro. Nainggolan non è nelle migliori condizioni - complice un fastidio tra anca e inguine, è con i compagni, ma è auspicabile un turno di riposo per recuperare in vista della gara con l'Udinese. Senza il belga, mediana a due effettivi, con il 36enne Keita - esperienza internazionale, vecchie ruggini con il Real - ad affiancare Pjanic. Intelligenza e qualità, qualche rischio in fase d'interdizione. Spalletti sceglie un lancio di dadi, chiede ai suoi tenori di abbassarsi per limitare il possesso palla delle merengues, recuperare e ripartire, cogliendo le falle naturali della retroguardia di casa. Compito questo che spetta a El Shaarawy e Salah in prima battuta, con Perotti uomo di raccordo tra centrocampo e Dzeko. 

Dietro, fuori causa Rudiger. Lesione di primo grado al bicipite femorale, 15 giorni di stop. L'emergenza centrale, porta al lancio di Zukanovic al fianco di Manolas, con Digne e Florenzi in corsia. 

Difficile, forse impossibile, ma è notte da leoni, l'orgoglio e la storia per uscire dal Bernabeu, se non con la qualificazione, almeno con gli applausi.