Roma si ferma, incombe il derby. La Capitale elegge la squadra di maggior rango, 90 minuti per prendersi la supremazia cittadina, importante oltre i numeri di classifica. Avvicinamento convincente: giallorossi da corsa in Champions, undici metri per spegnere il ritorno del Leverkusen, biancocelesti vincenti nella vecchia Uefa, a Trondheim, terra di verdetti.
Garcia deve ricostruire la mediana e dalle scelte di mezzo passa gran parte del derby. L'assenza per squalifica di Pjanic priva la Roma del giocatore di maggior classe. Il bosniaco è luce e creatività, estro che spariglia le carte e allontana la monotonia italiana. La seconda defezione di peso un passo avanti la retroguardia. De Rossi, il geometra, l'interditore, alza bandiera bianca e il centrocampo giallorosso scopre il fianco. Sostituire entrambi - metronomo e artista - è impresa difficile. Si balla a due tavoli, tra esperienza e "giovanile" arroganza. Keita è l'usato sicuro, ma convive con acciacchi e tempo. Settimane in infermeria, il ritorno all'alba della sfida più sentita. Vainqueur è, invece, la sorpresa.
Data la base di partenza, plausibile porre Florenzi nei tre di mezzo, un elemento di corsa, affidabile, utile a ristabilire gli equilibri nella mediana del tecnico francese. L'alternativa vede il capitano nel ruolo di terzino destro, al posto di Torosidis. Con Florenzi basso, Roma con il 4-2-3-1, con Iago Falque nella linea alle spalle della punta centrale.
Conferma per Dzeko al centro dell'attacco, con Gervinho e Salah ai lati. Rudiger affianca Manolas, Digne a sinistra.
Pioli ritrova, proprio in mediana, fosforo e inserimenti. Il recupero di Parolo consente all'allenatore di proporre un centrocampo di primo piano. Biglia, dopo il riposo, prende le chiavi del gioco, Parolo sul centro-sinistra, Lulic - spesso utilizzato sulla corsia mancina - alza il raggio d'azione. La scelta garantisce maggior fisicità all'undici biancoceleste. Radu mantiene quindi la posizione di esterno di difesa. Rispetto al recente impegno di Coppa, in campo Felipe Anderson e Basta, con Gentiletti o Hoedt al fianco di Mauricio. Djordjevic, devastante con il Rosenborg, insidia Klose, ma è gara di dettaglio e il teutonico parte con i favori del pronostico.
Le carenze della Roma lì dove la partita trova la sua naturale evoluzione, le preoccupazioni della retroguardia biancoceleste, priva per mesi del totem De Vrij, partita a scacchi, poche mosse per far saltare il banco, è un derby.