Totti e la Roma, simboli caduti. Nel giorno del rilancio giallorosso firmato dall'inatteso Doumbia, dal siluro di Florenzi e dal genietto Pjanic, Totti siede in panchina, cupo. Impietose le telecamere a inquadrare il capitano stanco, il vessillo non sventola più sopra la Capitale e Garcia si interroga sul futuro del numero 10. Quale ruolo per Francesco Totti, quale la reazione del calciatore, a un impiego secondario, e del pubblico, da sempre schierato con il campionissimo, alla sua rinuncia?
Il rapporto è a un bivio, perché Totti è presenza ingombrante, che quotidianamente "invade" l'ambiente, è un mix di personalità e classe, un concentrato di storia e immagini, i colpi sono intatti, è il fisico che richiede un passo indietro.
La volata verso la Champions è al suo culmine, la Lazio spaventa e la supremazia a Roma conta non poco, la battuta d'arresto del Napoli concede qualche respiro in più, la presa di posizione di Totti è allora da leader, viene dallo stesso giocatore una "resa" parziale, un'accettazione inevitabile della realtà. Le parole riassumono il pensiero di molti, ma che a pronunciarle sia proprio il diretto interessato desta ammirazione. Convenienza, circostanza o reale considerazione sullo status attuale, quel che importa è il segnale, che da Totti si tramanda all'allenatore e alla società.
"In queste ultime giornate di campionato si deciderà il nostro piazzamento in classifica: dobbiamo cercare di arrivare all’obbiettivo, ovvero il secondo posto che ci permetterà di accedere direttamente alla Champions League del prossimo anno e quindi nel calcio che conta a livello europeo. Ciascuno di noi, ognuno nell’ambito del suo ruolo, dovrà mettere da parte convinzioni ed opinioni sull’andamento della stagione sino a questo momento. Ora bisogna stare uniti se vogliamo centrare questo obiettivo: società, calciatori e tifosi, tutti insieme per il bene della Roma! Con il Genoa ci giochiamo sicuramente una parte consistente di questo risultato e sono sicuro che assieme ce la possiamo fare. I processi e le decisioni sul futuro rimandiamoli a giugno. Personalmente posso dire che giocare mi fa chiaramente piacere, però al momento valuto le cose al di là della mia presenza in partita: mi sento di dare un contributo tanto da dentro, quanto fuori dal campo".
"Voglio chiarire una cosa: io non ho mai chiesto di cambiare il mio contratto. Proprietà, società ed io siamo sempre stati in sintonia su quest’argomento. E’ la mia passione che mi lega a questi colori. Non sono mai stato e mai sarò un problema per la Roma. Applaudirò dal campo, dalla panchina e dalla tribuna i calciatori che indossano ed indosseranno questa maglia. E di mio per questa squadra ho sempre desiderato e sognato il meglio. Il rispetto verso tutti è importante e non deve mai mancare. Ora più che mai... DAJE ROMA!!!"
Nella chiurura, romanesca, un inno alla maglia e alla città, un eco che rimbomba a Trigoria e sposta le luci da Totti alla Roma, il gruppo si compatta e Totti indica la via, da fuori, per il bene della Roma.