Leandro Castan torna ad accarezzare il pallone, "sente" il campo. Il ritorno in squadra si avvicina, i primi allenamenti con i compagni, a ritmo ridotto - qualche corsetta per riprendere confidenza - profumano di nuovo inizio. L'operazione è alle spalle, il cavernoma sconfitto, restano gli esami di rito, precauzioni opportune in casi di questa gravità. Il peggio è passato e Castan sorride, col volto da bambino. Il pallone e il campo, la Roma, l'Olimpico, una battaglia dura, forse la più dura, in una vita da stopper, da ministro della difesa. Strano il destino, che sceglie di opporti un nemico crudele, invisibile.
Castan esce a testa alta, come da giocatore. Vince, anche lontano dal rettangolo di gioco. Senza di lui un'altra Roma, titubante. Della coppia granitica dello scorso anno, Castan - Benatia, nulla. Il brasiliano vittima di uno scherzo della malasorte, il marocchino spedito sulla via di Monaco, tanti arrivi, positivi, Manolas, da valutare, Astori e Yanga-Mbiwa, la sensazione di una mancanza di personalità.
Quest'anno 46', con l'Empoli, alla seconda giornata, poi l'inizio di un calvario, ora, in fondo al tunnel, la luce. Castan parla a RomaTv, e la sensazione è di un ragazzo nuovo, una storia che cambia prospettive e priorità, Castan corre verso la Roma e la Roma attende a braccia aperte.
"Inizio a fare il riscaldamento col gruppo, sto tornando. In questi mesi ho imparato una parola: superare. Sto lottando contro il mio corpo, ma ho la mentalità giusta e ho compagni, amici, famiglia e tifosi giusti che stanno con me. Vincerò questa sfida, non è facile e non lo è stato: sto lottando molto perché sono un lottatore. Anche arrivare in questa squadra, a questa maglia non è stato facile. Ora che sono qui, la voglia non manca: sono sicuro che tornerò, non so ancora quando ma lo farò più forte di prima”. Sulla coppia con Benatia: "Sembravamo invincibili, per segnare gli avversari dovevano ammazzarci".