Un pò come tutti i francesi, nel senso buono del termine. Presuntuoso, quanto basta, sfacciato, consapevole dei propri mezzi, a volte fin troppo sfrontato, ma anche col cuore tenero, con una voglia matta di sentirsi al centro dell'attenzione e mai uno dei tanti. E' la condanna della maggior parte dei ragazzi nati sotto il simbolo della Marsigliese: "Alons enfant de la patrie, le jour de gloire est arrivée". Bene, il giorno di gloria sembra finalmente arrivato, soprattutto per lui, M'Baye Niang, classe '94 arrivato da Meulan-en-Yvelines, un comune francese di 8 mila abitanti situato nel dipartimento degli Yvelines nella regione dell'Île-de-France a pochi metri da Parigi. Insomma, laddove non c'era quasi nulla per emergere, o hai un talento smisurato e la giusta presunzione oppure finsici per fare altro nelle campagne del lungo Senna.

Niang di quella presunzione sembra averne a bizzeffe, conscio delle proprie potenzialità e qualità tecniche. Ma vuole sentirsi amato, coccolato, una stella insomma. Genova ed il Genoa l'occasione giusta. Gasperini, forse, l'uomo giusto al posto giusto. Un posto dove si respira tradizione calcistica, storia. Non è il Milan, dove ci sono fior di campioni (forse in passato), oppure il Montpellier. No, niente di tutto questo: è l'occasione giusta per colpire, per nascere e far vedere al Mondo di cosa si è capaci. E l'inizio è dei migliori.

“Io sono sempre qui, sto ancora aspettando Perin (Niang sorride, ndr). Eppure, sotto casa mia ancora non si è visto. Evidentemente ha impegni più importanti. Ho comprato il tavolo da ping pong. Mattia dice di essere forte, ma pure io sono convinto di vincere. E se dovesse andarmi male, vorrà dire che quel giorno non sarò stato in forma...Io adoro le sfide, sono cresciuto alla scuola dello sport, giocavo a tennis, correvo i cento metri". ​

Presunzione dicevamo, nel calcio come nel ping pong, che ti può aiutare ad emeergere, ma anche affondarti. Niang non ha paura e guarda il Mondo con il petto gonfio di chi sa che non ha ancora fatto niente, ma che potrà dire ancora tanto: “Non mi lascio distrarre da questi discorsi (il fatto di essere un predestinato dalla nascita). Lavoro per diventare un campione. Il mio sogno è conquistare il Pallone d’oro. Farò di tutto per riuscirci e se mi fermerò a metà strada, ci avrò comunque provato”.

A vent'anni sapere ciò che si vuole non è da tutti. E nel corso della lunga intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport il francesino della provincia di Parigi, nato ai piedi dell'ombra più lunga della Tour Eiffel, parla di questo e tanto altro. Soprattutto della sua nuova casa. Calda, confortevole: “Dal primo giorno ho trovato un grande spirito di squadra. Per me era quasi un obbligo dare subito il massimo. Sto crescendo, ma c’è ancora tanta strada per arrivare dove voglio io. Punto al massimo, a giocare in un grandissima squadra e a vivere in campo le sfide più importanti”.

Infine, in chiusura, un pensiero sulla stagione della squadra rossoblu, del suo rapporto con i compagni e con Gasperini: "A Genova i risultati arrivavano già prima. Toccava a me dimostrare di poter giocare. Con Gasperini c'è stata sintonia immediata, sapevo che sarebbe andata così. Qua ho ottimi maestri, ci sono Perotti, Iago e Burdisso, che ha avuto una carriera importante. Cercavo di fare goal anche nel Milan ma in certe occasioni non ho avuto fortuna".

“All’inizio non mi conosceva nessuno, dopo sono arrivati i problemi. Dovevo confermarmi su certi livelli. Poi è arrivata la possibilità di venire al Milan e l’ho colta al volo. Volevo crescere”.

La strada ed il futuro di M'Baye Niang sembrano segnate, il carattere anche. Seppur difficile e presuntuoso, il francesino sembra pronto a coglierla al volo. Se il buongiorno si vede dal mattino...