Il riscatto sorge nel finale, quasi al tramonto, quando la Juve troneggia sull'Olimpico, con l'uomo in più e un gol di vantaggio. La Roma è nuda, senza appigli, dopo una gara progettata per la battaglia, ma senza coordinate tecniche. Qui Garcia si gioca il tutto per tutto, fuori Totti, dentro Iturbe, nel mezzo Nainggolan. Energia, orgoglio. La partita si spezza, perché la Juve arretra, sazia, o forse timorosa e la Roma si getta all'arma bianca, disperata e spinta dal pubblico. Keita, non uno a caso, mette il pari e gli ultimi dieci minuti rappresentano il momento da cui ripartire, non per lo Scudetto, ma per finire la stagione positivamente.
"E' stata una partita molto tattica, sapevamo che poteva essere decisa dai calci piazzati e così è stato perché fondamentalmente non ci sono state occasioni importanti. La reazione della Roma però è stata importante, perché giocare in dieci non era facile ma noi lo abbiamo fatto e anche bene".
La sveglia dopo il gol subito "Mah, non saprei. Bisognava comunque prendersi dei rischi perché perdevamo, abbiamo inserito un centrocampista e due attaccanti. I ragazzi ci hanno creduto fino alla fine, e peccato non aver segnato il secondo gol che meritavamo per quanto fatto vedere nell'ultima mezz'ora".
La forza dei risultati alla base del divario tra Juventus e Roma "Eravamo in un momento in cui pareggiavamo tanto anche in casa. Una squadra che riceve l'appoggio, il sostegno di tutti può essere solo in fiducia. Quando arrivano rimproveri alla squadra allora si perde un po' questa, e si rischia anche meno".
Dal titolo al secondo posto, il mirino di Garcia si sposta dall'illusione alla realtà "Rimangono tredici partite. Posso dire che bisogna difendere il secondo posto, cosa che abbiamo fatto questa sera perché abbiamo guadagnato un punto sul Napoli. Forse questo è l'unico modo per attaccare il primo. Ci sono delle gare da giocare, alla prossima stagione ci penseremo dopo...".