Una sfida decisiva porta con sè contro-indicazioni pesanti, prima e dopo. Garcia scopre la fragilità di un equilibrio reso latente dal doppio impegno e si lascia prendere la mano nell'anticipo del sabato. La voglia di risparmiare energie e motivazioni porta rischi lampanti. Senza alcuni paletti fissi la Roma non decolla e il gioco spumeggiante lascia il posto a volti distratti. Di Francesco, romanista per indole, punisce il tutto con un Sassuolo vivo e ordinato. La paura frena i neroverdi sul finire di una giornata gloriosa. Zaza sfrutta l'ingenuità di De Sanctis, poi infila la retroguardia distratta. Uno-due da K.O e l'Olimpico rumoreggia.
Senza la spinta di Maicon, la leadership di Totti, con una mediana azzoppata dalla lenta risalita di Strootman e dal doppio giallo a De Rossi, il buio scuote la Capitale. La reazione è di nervi, con aiutino. Un rigore, un sospetto fuorigioco, poi Ljajic. Da epurato a uomo chiave. Due gol, per confermare la fiducia, mentre stentano Destro e Iturbe.
Un punto, alla luce di quanto visto buon bottino. Il divario dalla Juve resta invariato, dopo il pari, al Franchi, della Signora. Si vacilla tra occasione sprecata e rimonta vincente. Il carattere c'è, manca la solidità che solo il tempo garantisce. Il City è inevitabilmente spauracchio che occupa testa e gambe. Si decide il futuro europeo della Roma e a Manchester si interrogano sull'infortunio del Kun Aguero.
Verso la Coppa, Garcia osserva i suoi uomini. In campo chi è pronto, non necessariamente i migliori. I 90 minuti che decidono la stagione non concedono errori o cali di attenzione. Serve la Roma, la macchina a mille che ammalia per qualità e talento, una macchina che brilla alla massima velocità, ma stenta se pronta a controllare, volgendo lo sguardo altrove.
Roma - Sassuolo 2-2: