No, non è ancora spuntato il sole. Le nubi imperversano ancora su Torre del Grifo, e questa non è soltanto una mera informazione sulle condizioni meteo odierne del capoluogo etneo, dove adesso sta pure piovendo. Non potrebbe essere altrimenti per una situazione di classifica che vede il Catania in piena zona retrocessione, le altre perdipiù non mollano mica e macinano punti con una certa frequenza.
 
Si vede grigio, ma è un grigio molto meno denso e cupo rispetto ad una settimana fa, quando ancora prima regnava il buio pesto. Tanto si è parlato sugli errori commessi in estate, sulla palese precarietà di condizione, accompagnata a sua volta da una sequenza inimmaginabile di infortuni, non del tutto addebitabile alla cattiva sorte, come sulla chiusura della conduzione tecnica di Rolando Maran, spiacevole per un allenatore diligente e professionale al di là dell'ordinario.
 
La ripresa per i rossazzurri doveva e deve tuttora basarsi sullo spirito e sulla comprensione, più che sulla consapevolezza, della propria dimensione reale. Si era smarrito il gene fondamentale del Dna del Liotro: l'umile propensione al sacrificio, l'accettare ogni sforzo da tenere per portare a casa un risultato. Nomi alla mano, questa squadra ha le potenzialità per centrare una tranquilla salvezza. ma la forza di un collettivo è data da fattori che non si esauriscono nella semplice qualità tecnica.
 
Conta prima di tutto la capacità di calarsi nella realtà della squadra e del campionato in cui ci si trova, oltrechè di capire i margini del proprio rendimento. Sabato scorso il confronto con l'Udinese quanto a dominio territoriale è stato impietoso, ma la grande notizia è stata l'aver ritrovato un impianto di gioco solido, da proporre con maggiore costanza quando nelle gambe ci sarà più benzina.
 
Il lavoro non può certo dirsi concluso, ma i primi frutti accreditano un merito importante a Luigi De Canio, abile ad assumere la guida del gruppo senza proclami fragorosi, entrare in punta di piedi come il suo predecessore Maran e ridare un'anima collettiva ad una squadra che sembrava priva di riferimenti e abbandonata a se stessa. 
 
Per evitare un insuccesso dalle dimensioni storiche e difficili da metabolizzare bisogna rimettersi, ovviamente in senso metaforico. il coltello tra i denti e sentirsi tutti pronti a dare il proprio contributo, perennemente prezioso. Da Maxi Lopez al terzo portiere Ficara.