Che cosa avranno mai in comune Massimo Donati, Rolando Bianchi e Giulio Migliaccio? Hanno tutti militato nelle fila dell’Atalanta. Donati e Bianchi fin dal vivaio, Migliaccio soltanto di passaggio: e sono stati tutti in odore di rientrare all’ovile di Bergamo. Ogni estate i rumors di mercato li vorrebbero di ritorno all’Atalanta, la squadra che li ha fatti conoscere al grande calcio, dove hanno trovato la loro consacrazione. E, puntualmente, alla fine di ogni estate si ritrovano esattamente nei club di partenza oppure alloggiati in nuove e più confortevoli sistemazioni. Tanto che sotto le Mura di Sant’Alessandro non si parla quasi mai dei nuovi talenti che l’Atalanta acquisterà, ma dell’ennesimo possibile “grande ritorno” che scalderà il cuore dei tifosi: operazioni-immagine senz’altro affascinanti, ma assolutamente fini a sé stesse.

Partiamo da Donati: per lui un ritorno già era avvenuto nel 2006, quando il Milan decide di cederlo in prestito ai nerazzurri appena tornati in Serie A. L’allenatore è Stefano Colantuono e l’Atalanta centra il record di punti nel massimo campionato (50), con il metronomo friulano grande protagonista: 32 presenze e una rete nel 5-1 rifilato al Livorno il 14 gennaio 2007. Dopo quella stagione l’occasione della carriera: andare in Scozia per vestire la maglia del Celtic, con tanto di debutto in Champions League. Poi il rientro in Italia, prima al Bari e poi al Palermo: l’estate scorsa sono cominciate le voci circa una sua rottura con i rosanero, ma alla fine è rimasto in Sicilia in un’annata conclusa con l’amara retrocessione in B. A questo punto Bergamo pareva l’unica opzione possibile, con il mancato riscatto di Biondini a liberargli il posto da titolare e tutte le testate giornalistiche pronte a celebrare un affare dato per concluso: invece no, il fulmineo inserimento del Verona e Donati che accetta di accasarsi agli scaligeri.

Per Bianchi la storia è diversa: svezzato precocemente dalle giovanili orobiche, rimane in rosa per alcune stagioni in cui raccoglie pochi gettoni di presenza senza mai incidere. Inevitabile la cessione al Cagliari prima, dove si intravedono le sue qualità, e alla Reggina poi, quando esplode definitivamente e porta gli amaranto a un’incredibile salvezza nonostante la cospicua penalizzazione post-Calciopoli. Anche per lui una breve fuga all’estero, nella fattispecie al Manchester City, poi di nuovo nel Belpaese in prestito alla Lazio e successivamente al Torino: in granata rimane cinque stagioni, diventando capitano e leader indiscusso sotto la Mole. L’anno scorso si sapeva però che non avrebbe rinnovato il contratto per liberarsi a fine stagione a parametro zero: e anche qui tutti convinti di vederlo con la casacca dell’Atalanta perché chiudere la carriera nella squadra che ti ha lanciato è l’ideale per qualsiasi giocatore. Il matrimonio Bianchi-Atalanta sembrà però che non s’abbia da fare, con Genoa e Bologna che sarebbero le destinazioni preferite dall’ariete di Lovere, senza contare gli interessamenti di alcuni club stranieri pronti a offrirgli l’appetibile chance di giocare nelle coppe europee.

Le strade di Migliaccio e dell’Atalanta si incrociano nel gennaio del 2005, quando viene ingaggiato nella speranza di risollevare le sorti di una squadra condannata alla retrocessione: i nerazzurri vogliono puntare su di lui in cadetteria e lo riscattano dalla Ternana. Il nuovo allenatore Colantuono lo sistema in mezzo al centrocampo, posizione dalla quale sarà inamovibile anche nella successiva stagione in A: qui nasce il grande sodalizio con Donati, una coppia destinata a lasciare Bergamo dopo quell’annata straordinaria. Migliaccio cede infatti alle lusinghe del Palermo, di cui Colantuono era appena diventato il tecnico: in rosanero fa di tutto, persino il difensore centrale nelle situazioni di emergenza, tanto da ottenere la fascia di capitano. Nell’ultima stagione è passato in prestito alla Fiorentina, dove però non ha avuto il posto da titolare per la concorrenza di giocatori come Aquilani e Borja Valero, di qui il mancato riscatto e il rientro alla base. Difficilmente un calciatore così affermato può accettare l’idea di doversi misurare con la B, quindi la fatidica domanda su dove andare, con l’Atalanta nuovamente favorita come terra di approdo.

Ed è di oggi la notizia che l’Atalanta sarebbe in pole per Migliaccio: il suo nome circola assieme ad altre ipotesi molto stuzzicanti come Acerbi, De Silvestri e Merkel. Questa volta sarà vero? Migliaccio farà ritorno in nerazzurro oppure sarà il solito scoop estivo destinato a svanire con la fine del mercato? Sfumato definitivamente Donati e dato Bianchi ormai per perso, l’unica ipotesi concreta è quella legata a Migliaccio. Tutto spinge in questa direzione: il Palermo retrocesso che difficilmente potrebbe permettersi il suo ingaggio nella serie cadetta, la presenza sulla panchina nerazzurra di quel Colantuono che è stato uno dei primi a credere in lui e la prospettiva di affiancare con i suoi muscoli la fantasia di Cigarini nel centrocampo atalantino sono più di semplici indizi. Quel che si spera è che essi presto diventino una prova e che non sia il classico caso di finta “saudade” bergamasca, destinato poi a svanire con la conclusione della canicola estiva.