ROMA - Che gli ultimi due anni della Roma non siano stati digeriti bene dalla tifoseria romana lo si era percepito già da tempo. Le varie proteste e i vari striscioni esposti a Trigoria e all'Olimpico dimostrano come gli ultimi due anni hanno lasciato con l'amaro in bocca molta appassionati, che speravano di vedere la propria squadra del cuore tra le grandi del calcio italiano ed europeo. Ma cosa si può dire quando a dare un'aspra contestazione è colui che ha dato vita all'Inno della Roma?
Già, perchè è lo stesso cantautore romano Antonello Venditti ad intervenire sulla delicata gestione americana della Roma, partendo proprio dalla questione della sua famosa canzone Grazie Roma: "Sinceramente l'inno della Roma mi piacerebbe se lo togliessero, perché non lo trovo più identificativo della Roma che conoscevo io. L'inno è nei nostri cuori e non esiste solo allo Stadio. Se la Roma non vorrà utilizzare più le mie canzoni, allora resteranno nel cuore delle persone. Nelle tante chiacchiere di questa città si era sparsa la voce che avessero fatto un altro inno quindi io ho solo detto che se lo vogliono levare possono pure farlo, non ci sono problemi. Non sono io a chiedere di levarlo, ma se la nuova società vuole cambiare gli inni è liberissima di farlo. Non ci sono problemi per me. Ogni volta che parlo della Roma il giorno dopo mi dicono che creo nocumento e quindi non voglio creare questo tipo di situazioni. Sarebbe carino se si potesse essere più partecipi di questa Roma".
Parole forti, soprattutto per i tifosi che non gradirebbero, dopo il cambio del logo, anche questo tipo di evoluzione. "La Roma si regge sul suo nome" ha continuato il cantautore "e tu non puoi presentarti da Papa Francesco con la maglia dei Boston Celtics. Non si riesce a dare il valore giusto a questa parola, a questa città". Dichiarazioni rivolte proprio alla dirigenza di Pallotta e compagni, rea di aver causato la situazione odierna della squadra capitolina.
La frustrazione che accompagna l'animo di Venditti identifica in generale l'umore della piazza: tanti cambiamenti per cosa? Il lavoro della nuova società è rivolto principalmente al marketing e poco sulle questioni della squadra stessa. La romanità e il senso di appartenza per questa maglia sono andati persi: quei grandi senatori che sudavano per la Roma (vedi i vari Perrotta, Taddei, Cassetti, Tonetto, Julio Sergio) sono diventate pedine di troppo per una scacchiera che ha pensato bene di puntare su nuove leve che guardano alla Roma come uno dei tanti club.
Tutto ciò però ha fatto dividere i tifosi. C'è chi ha difeso il creatore dell'Inno della Roma, trovando in lui il leader della frustrazione di una tifoseria paziente e stanca dei pochi risultati odierni; l'altra parte, però, ha ampiamente criticato le dichiarazioni del cantautore, ricordando come l'Inno sia stato scritto in collaborazione con Giampiero Scalamogna e Sergio Bardotti.
Venditti ha comunque voluto precisare attraverso la sua pagina Facebook le parole rilasciate a Radio Centro Suono Sport. "Cari romani, romane, romanisti e romaniste di tutto il mondo, voglio rassicurarvi sulle mie parole e sul mio pensiero rispetto agli Inni per la nostra amata Roma! La mia voleva essere una forte provocazione per spronare il presidente ed i dirigenti a riportare l'AS Roma alla nostra cultura, rendendola più simile nei contenuti e nei risultati alla nostra grande storia di tifo calcistico, di sportivitá e di amore. Sempre orgoglioso di essere con voi, uno di voi....per sempre! Gli Inni sono nel cuore e non appartengono più all'autore, ma ad ognuno di noi. Forza Roma".

E ancora: "Vedo purtroppo che é impossibile parlare della Roma in maniera pura e sincera e molti di voi pensano chissá a quale affare e malaffare ci sia sotto, vi comunico che vi lascio alle vostre dietrologie e alle vostre guerre personali. Chi vuole capire capisca. Io sono Antonello, non ho nessun padrone e soprattutto nessuna paura di esprimere le mie idee. Dico solo Grazie e Forza Roma". Parole vere, parole da Romano e da Romanista.
Le dichiarazioni di Antonello Venditti, in realtà, esprimono quanto di poco è stato fatto in questi due anni. Si è sempre parlato di rosa competitiva, ma che soffre molte e troppe volte con squadre di ogni tipo. Poco carattere, nessuna identità e molte individualità lasciate a se stesse. Una dirigenza assente, allenatori con poco polso e poca, ma veramente poca, voglia di conquistare la vittoria in ogni singola partita.
Qualunque parte si difenda, che sia quella di Venditti o quella del lavoro americano, di una cosa si può essere certi: la Roma è cambiata, e non solamente nel logo.