Squadra che vince non si cambia. Così recita uno dei motti più famosi in ambito sportivo. A volte, però, anche quando le cose vanno bene, modificare gli assetti societari diventa obbligatorio. A Catania, è successo l’anno scorso con l’addio dell’amministratore delegato Pietro Lo Monaco che, in otto anni, aveva contribuito all’affermazione della società etnea in Serie A, al mantenimento di finanze solide e alla costruzione di un centro sportivo che è un fiore all’occhiello per l’Italia intera. In seguito alle inconciliabili incomprensioni con il presidente Pulvirenti, il dirigente campano è stato sostituito da Sergio Gasparin, gentleman veneto con ottime capacità di gestione aziendale, nonché un passato da allenatore. Un uomo diverso rispetto a Lo Monaco, con un savoir-faire differente, ma che ha contribuito, con la sua classe e le sue abilità manageriali, alla grande stagione della squadra e alla promozione del marchio rossazzurro in ambito nazionale.
Sembrava che il Catania avesse trovato il suo condottiero, ma all’improvviso, come un fulmine a ciel sereno è arrivato il divorzio. Nella conferenza d’addio, Gasparin ha dimostrato ancora una volta il suo spessore umano: anziché acuire le tensioni con la società, ha deciso di ringraziare tutti e fare gli auguri al suo successore, Pablo Cosentino, nuovo vicepresidente del Catania che, in sostanza, raccoglierà la sua eredità. Si tratta di un uomo sicuro di sé, che da anni si muove con successo nel mercato sudamericano e che ha collaborato in più occasioni anche con la società di Via Magenta, mettendo il suo zampino nelle trattative che hanno portato Silvestre, Barrientos e Castro all’ombra dell’Etna.
Il futuro ci dirà se la mossa di Antonino Pulvirenti dovesse rivelarsi azzeccata, ma di una cosa possiamo essere certi: in nove anni, il numero uno etneo, non ha sbagliato un colpo.