E' arrivato il momento della verità, quello da dentro o fuori, e nella prima delle due sfide decisive l'Italia si è dimostrata incredibilmente indietro rispetto a quello che doveva essere il livello previsto per un match del genere. Alla Friends Arena gli azzurri si sono trovati a soffrire contro una Svezia molto ben organizzata e si sono dimostrati incapaci di proporre una trama di gioco concreta e lineare, affidandosi ad iniziative dei singoli (il palo di Darmian, o a uno dei pochi cross azzeccati da Candreva o dallo stesso esterno del Manchester United) regalando l'intero centrocampo alla formazione di Andersson e facendosi più volte schiacciare nella propria metà campo.

Giampiero Ventura non ha giustamente voluto correre rischi e si è affidato dal primo minuto al modulo più rodato dalla sua nazionale: un 3-5-2 di contiana memoria con la BBC davanti a Buffon e un centrocampo a 5 con gli esterni a fare entrambe le fasi di gioco. Sorprende prima di tutto la scelta degli interpreti: con Zaza fuori servizio la scelta più logica sarebbe stata Eder, mentre Ventura ha deciso di schierare due prime punte inserendo un Belotti non ancora al meglio e con soli due match nelle gambe prima di ieri sera. Il risultato ricorda molto quanto visto al Bernabeu contro la Spagna, con i due attaccanti mai capaci di cercarsi fra loro e di aiutarsi a vicenda con i movimenti. Sorprende anche la scelta di far entrare Insigne così tardi, quando la partita era ormai compromessa e la Svezia aveva fatto muro davanti alla propria metà campo. Andava fatto qualche cambio già ad inizio secondo tempo, quando nel momento migliore degli azzurri gli scandinavi avevano mostrato qualche segno di cedimento e avevano concesso qualcosa in più: lì uno come l'esterno napoletano avrebbe potuto essere potenzialmente devastante.

Al centro del campo il trio Parolo-De Rossi-Verratti avrebbe dovuto proporre una mediana molto completa per caratteristiche, con il primo a fare il lavoro sporco, il secondo a dare esperienza e fluidità alla manovra e il fantasista del PSG a inventare in fase offensiva: nulla di tutto ciò è accaduto. Sin dal calcio d'inizio il centrocampo è sembrato sempre in mano agli svedesi, che con Ekdal e Larsson a fare da padroni e Forsberg libero di svariare su tutto il fronte, accentrandosi e portando via uomini agli azzurri. Sugli esterni la situazione non è sembrata migliore: Candreva e Darmian hanno trovato pochissimo spazio per spingere e non molto hanno fatto per procurarselo, mentre l'immobilismo dei due attaccanti (foto 1) impediva qualsiasi soluzione in verticale. Più volte abbiamo visto i due esterni ripiegare indietro per Bonucci e provare a cambiare lato, sempre palla a terra, ma nemmeno il tempo di arrivare sull'altra fascia che gli svedesi avevano già chiuso gli spazi anche lì, rendendo impossibile qualsiasi azione (foto 2)

Candreva cerca di impostare l'azione a destra, ma non ci sono spazi ed è costretto a ricominciare da capo
Candreva prova ad impostare l'azione a destra ma non ci sono spazi ed è costretto a ricominciare da capo.
Si cambia campo e succede la stessa cosa a sinistra: tutto chiuso e attaccanti immobili
Si cambia campo e succede la stessa cosa a sinistra: tutto chiuso e i due attaccanti immobili.

Dall'altra parte invece, si è vista una Svezia che ha impostato il match su corsa e fisicità. La squadra di Andersson si è mostrata sempre pronta a sfruttare il minimo errore degli azzurri e a cercare continuamente l'inserimento negli spazi in fase offensiva, oltre a dimostrarsi sempre più reattiva sulle seconde palle: è il caso del gol dell'1-0 al minuto 61. Su una rimessa laterale lunga di Krafth arriva Toivonen in anticipo su Bonucci a colpire questa palla sporca che arriva al limite dell'area, dove c'è Johansson che indisturbato può colpire verso la porta. Assurdo pensare che una nazionale come quella azzurra possa prendere un gol su una respinta corta da fallo laterale, ma è stata tutta ma manovra offensiva della Svezia a mettere più volte in difficoltà la squadra di Ventura. Durante l'azione d'attacco i due esterni Claesson e Forsberg quasi si affiancavano agli attaccanti Berg e Toivonen (foto 3 ), trovandosi quindi in 4 a cercare la penetrazione e trasformando il 4-4-2 di base in un vero e proprio 4-2-4, con un altro dei due centrocampisti sempre propositivo nella fase offensiva portando quindi la Svezia ad attaccare con 5 uomini.

Nel finale Ventura ha provato a cambiare: dentro Insigne per Verratti e passaggio al 4-2-4, che però non ha portato nessun risultato. Sia perché gli scandinavi avevano ormai chiuso ogni porta d'accesso all'area di rigore, sia perché questo modulo contro squadre così organizzate ha dimostrato di non essere affidabile. L'impressione è che le potenzialità di questa nazionale non siano mai state pienamente sfruttate, e che dopo un anno non si è ancora trovato il giusto metodo di gioco per far rendere al massimo questa squadra. Paradossalmente la cosa che più di tutte può essere salvata è il risultato: alla Friends Arena hanno perso praticamente tutti, Francia compresa, per cui perdere 1-0 sapendo di potersi giocare il ritorno a San Siro davanti a 70.000 persone può anche non essere una tragedia. Il problema è come si è perso e cosa è stato mostrato in campo, perché anche a Milano potrebbe non bastare la giocata di qualche singolo per salvare la baracca e andare in Russia.