2014, 2015, 2017. Pausa nel 2016, col permesso accordato al Leicester e tutto quanto ne è derivato in seguito. L'Arsenal, per il terzo anno negli ultimi quattro, apre la stagione festeggiando il Community Shield, diretta conseguenza di un altro successo a fine stagione, in tutti e tre i casi la Fa Cup. Non saranno probabilmente trofei che esaltano la tifoseria come possono essere Premier League o Champions League, questo è fuori discussione, ma è sempre meglio che zero. Peraltro, quest'ultima nella stagione che sta per prendere il via sarà irraggiungibile, causa il quinto posto dell'anno scorso. E quel quinto posto potrebbe costar caro da qui a fine anno, ma anche solo fino a fine agosto, quando finalmente si sbroglieranno tre delicate situazioni legate ai rinnovi contrattuali. L'unica sbrogliata, ovviamente, è quella di Arsène Wenger, da fine maggio. Per il resto, i Gunners vivono tra i dubbi. Intanto, vincono il Community Shield, una buona consolazione, che aiuta comunque a scampare il rischio zero titoli.
L'anno scorso nel nord di Londra si è dovuto attendere il 27 maggio per vedere il primo trofeo alzato al cielo, sempre contro il Chelsea, come accaduto ieri, ma senza il bisogno dei rigori - e dell'errore di Courtois. La stagione 2016/17 dell'Arsenal è stata infatti il prototipo perfetto di... stagione dell'Arsenal nelle recenti annate. Una partenza un po' zoppa causa un mercato troppo preso sottogamba, con conseguente 3-4 subito in casa dal Liverpool; poi l'arrivo di Mustafi, nuova aria fresca ed una buona prima parte di stagione, fino a dicembre. Il Chelsea davanti continua a correre, ma Wenger sembra aver trovato la quadratura del cerchio e raccoglie buoni risultati, salvo qualche intoppo. Poi, al solito, i mesi invernali fanno collassare ogni tipo di speranza ed ambizione.
Il 31 gennaio, mercoledì 31 gennaio, è il punto di svolta negativo della stagione. All'Emirates arriva il Watford di Mazzarri, piazzato comodamente in medio-bassa classifica senza rischi. 13 minuti e le Hornets conducono 0-2, con fortuna, sì, ma anche svarioni difensivi dei padroni di casa. L'assedio di 77 minuti non conduce alla rimonta, finisce 1-2. Il Chelsea allunga a +9, poi quattro giorni dopo a Stamford Bridge stravince con un rotondo 3-1, l'Arsenal scivola a -12 e deve mettere una pietra tombale sulle proprie ambizioni. Il doppio 5-1 agli ottavi di Champions League subito dal Bayern, sebbene al ritorno il risultato sia stato estremamente bugiardo, abbatte sempre di più il morale di una squadra che inizia a disperdere punti, cadendo in trasferta con il Liverpool, con il West Bromwich, ma riuscendo, anche grazie ad un sorteggio fortunato, a mantenere il passo in Fa Cup.
Il 17 aprile, serata di Middlesbrough-Arsenal, un monday night, Wenger apporta La modifica: passa alla difesa a tre. Alto sacerdote del 4-2-3-1 per anni, l'alsaziano decide di adeguarsi al trend, di inserire un giocatore in più dietro per avere maggior equilibrio difensivo. Fino a fine stagione, su 10 impegni, non ne vincerà soltanto uno, quello sul campo del Tottenham. In Fa Cup secca Manchester City e Chelsea in fila, conquistando anche il trofeo-barra-ancora-di-salvataggio, ma in Premier League non riesce ad andare oltre il quinto posto, perché il Liverpool non crolla e tiene il quarto, così come il City tiene il terzo. Così, con lo United vincitore dell'Europa League e il Liverpool con un preliminare da disputare, i Gunners possono essere l'unica delle top six senza la Champions League. Punto a sfavore, sia chiaro, ma forse non così tanto.
Dopo vent'anni, Wenger si trova chiamato a cambiare il proprio piano stagionale, causa appunto l'assenza dalla massima competizione Europea per club. Giocare in Europa League è un altro mondo, sia perché il giovedì è un giorno più "scomodo", sia perché il livello delle avversarie scende vertiginosamente. Viene difficile, ad esempio, pensare che la second unit dei londinesi non riesca a vincere un qualsiasi girone nel quale verrebbero sorteggiati. Alla fase ad eliminazione diretta, poi, qualcosa potrebbe cambiare e il livello dovrebbe alzarsi, com'è normale che sia, ma andando a focalizzarci sulla rosa a disposizione dell'alsaziano e soprattutto sul mercato, il quadro che ne viene fuori è tecnicamente favorevole. Il problema sta nei contratti.
Come spiegato in apertura, l'unica situazione contrattuale che a maggio era condita da un punto interrogativo e che oggi si è sbloccata - con tanto di firma e conferma - è quella di Arsène Wenger, che ha prolungato la propria permanenza all'Emirates Stadium per altri due anni. Una scelta concordata evidentemente con la società, leggasi sé stesso ed il direttore esecutivo Ivan Gazidis. Dando un'occhiata a chi era rimasto a disposizione sulla piazza, probabilmente la scelta è stata pensata e ponderata: consegnare oltre vent'anni di eredità ad un tecnico non ancora abituato ad alti livelli rischia di sopprimere quest'ultimo, come accaduto con un'eredità ancora più pesante di quella di Wenger, ovvero quella di Ferguson, passata a David Moyes - durato nemmeno una stagione intera. Con le conseguenze disastrose dovute alla gestione van Gaal. Solo Mourinho ha fatto ritornare il sereno.
Non fiutando grossi nomi, quindi, Wenger ha scelto di rimanere, senza particolari promesse, se non quella - scontata, per la verità - di migliorare la qualità della rosa nel mercato estivo. Per ora, effettivamente, gli va dato atto di averci provato e di esserci parzialmente riuscito. L'acquisto a parametro zero di Sead Kolasinac, infatti, è un colpo importante. Il bosniaco è soltanto un classe 1993, è un terzino dal sinistro educato e dalla forza fisica incredibile, oltre ad essere abile nel gioco aereo; è un giocatore in grado di coprire la posizione di terzino sinistro a quattro, a cinque, di esterno di centrocampo, ma anche di terzo centrale in una retroguardia a tre. Insomma, un giocatore duttile, con pregi che in Premier League fanno la differenza. E il suo biglietto da visita non è stato male: il gol contro il Chelsea nel Community Shield ha già fatto innamorare i tifosi.
Ci è andato vicino al gol alla prima ufficiale anche l'altro acquisto estivo, Alexandre Lacazette: a metà del primo tempo il suo destro a giro si è fermato sul palo, ciononostante il francese ha comunque permesso di saggiare le proprie qualità. Attaccante, prima punta di professione ma anche capace di affiancare un partner in un tandem offensivo, l'ex Lione è l'acquisto più costoso nella storia del club, pagato qualcosa più di 50 milioni di Euro (non c'è traccia di cifre ufficiali). Rapido di gambe e di piedi, Lacazette - classe 1991 - viene da una stagione con 37 reti realizzate in 45 partite ufficiali. Per fare il salto di qualità, sembra aver scelto il momento giusto.
Gli acquisti paradossalmente più importanti, però, l'Arsenal li deve concludere in casa. Leggasi: rinnovare i contratti di Ozil, Sanchez e Chamberlain. Per tutti e tre la scadenza è al 30 giugno 2018 e per nessuno dei tre è in programma una firma per prolungare ufficialmente la durata del contratto e non far vivere ai Gunners una stagione con questa spada di Damocle. Per Ozil sembra esserci un accordo, già raggiunto ad inizio giugno, ma ancora nessuna firma ufficiale; per gli altri due, invece, la situazione sembra ancora essere in alto mare, tanto che diverse squadre stanno informandosi su eventuali costi. Wenger ha sbarrato la porta ad eventuali cessioni, ma tenere in rosa giocatori destinati ad andare via a parametro zero sembra controproducente, a meno che con un colpo di coda l'alsaziano riesca a farli rinnovare tutti quanti: ipotesi difficile, ma non impossibile.
A ciò va aggiunto anche un aspetto economico non di secondo piano. Per una regola del Financial Fair Play attuata in Premier League, le squadre che terminano una stagione con ricavi operativi (comprese plusvalenze da calciomercato) minori delle spese, non possono aumentare il monte ingaggi netti per più di 7 milioni di Euro. 7 milioni di Euro sarebbe la richiesta di "ritocco" sia di Ozil che di Sanchez, ma per sapere se a bilancio è registrato il segno "+" o "-" bisognerebbe conoscere conti dei quali solo Wenger e Gazidis (e forse il proprietario, Kroenke) sono al corrente. Esiste però il rischio di dover fare una scelta, oppure una cessione dolorosa e ben remunerata. Per ora, come detto sopra, il vecchio Arsène ha ripetutamente dichiarato che nessuno andrà via in questa finestra. Quindi, per ora, è giusto regolarsi in questo senso e pensare che da qui a settembre il mercato dei Gunners ristagnerà ulteriormente.
La situazione in porta, con la cessione di Szczesny alla Juventus e di Martinez al Getafe, sembra piuttosto definita: Cech sarà ancora il portiere per la Premier League, mentre Ospina occuperà i pali nelle Coppe, a maggior ragione in Europa League. La difesa, che come da inidicazioni delle amichevoli estive e del Community Shield sarà a tre dietro, dovrebbe essere stata ritoccata a sufficienza con l'inserimento di Kolasinac interno sinistro, ruolo nel quale può destreggiarsi anche Nacho Monreal; buone garanzie arrivano invece dagli altri due posti, che saranno presto occupati da Mustafi, perfetto centrale per tempi, lucidità e soprattutto impostazione, e Koscielny, più libero di staccarsi e cercare l'anticipo con la difesa a tre rispetto che a due. Le loro alternative sono rispettivamente Mertesacker e Holding.
Il centrocampo sembra piuttosto ben sistemato soprattutto sulle fasce, con Bellerin intoccabile sulla destra e Chamberlain sulla sinistra, anche se quest'ultimo può essere comodamente sostituito da Kolasinac, ampiamente in grado di giocare anche da esterno, così come Gibbs. A destra, invece, lo spagnolo potrebbe trovare un buon ricambio in Chambers, che sembra però destinato ad andare in prestito. Maggiori certezze in mezzo al campo, con Ramsey e soprattutto Granit Xhaka a comporre il duo titolare, con un buon pool di alternative tra cui scegliere: un Elneny in crescita e probabilmente tra i migliori in campo nel Community Shield, il solito grintoso Coquelin, più i due talenti fantastici ma sfortunati Cazorla e Wilshere (anche loro in scadenza 2018, ma che Wenger vuol valutare, soprattutto fisicamente).
Davanti, l'arrivo di Lacazette e l'eventuale permanenza sia di Sanchez che di Ozil permetterebbero a Wenger di avere un attacco di lusso, con altrettante alternative più che preziose, su tutti Olivier Giroud, ma anche Alex Iwobi, dimostratosi nuovamente in enorme crescita nel Community Shield. Un po' più in bilico le posizioni di Walcott e Welbeck, i quali dovrebbero comunque rimanere in rosa, salvo offerte irrinunciabili. In ogni caso, se qualcuno dovesse partire (leggasi Alexis Sanchez), Wenger lo rimpiazzerebbe con un pariruolo all'altezza, che non lo faccia rimpiangere - con Lemar primo obiettivo. Dovesse invece salutare Chamberlain, Kolasinac si alzerebbe di fisso sull'esterno sinistro, ma potrebbe riaccendersi il mercato in difesa. Ipotesi che, per ora, non si sono ancora verificate.
Le star, ovviamente, sono i soliti noti Sanchez ed Ozil, ma in quanto ad importanza per il sistema quest'anno potrebbero essere scalzati da Granit Xhaka. Il regista svizzero ha trascorso il primo anno in Premier League collezionando due cartellini rossi diretti che l'hanno costretto a saltare molti minuti, sintomo anche di un'irruenza da limare con l'esperienza. Dopo una prima stagione chiusa leggermente sotto tono, quest'anno lo svizzero di origini albanesi è chiamato al salto di qualità; come lui, anche giocatori come Kolasinac e Lacazette devono alzare il livello del proprio gioco, come allo stesso modo Oxlade-Chamberlain. Tutto l'Arsenal, eccetto le due stelle di cui sopra e Ramsey, che ha solo bisogno di continuità fisica, è chiamato nuovamente al salto in avanti, perché la storia, ai nastri di partenza, è sempre la stessa.
La squadra c'è, il roster a disposizione di Wenger è pieno di talento e quest'anno sembra anche completo - anche se è possibile possa arrivare qualcuno a centrocampo - ma è chiamato a farlo fruttare, questo talento, trovando continuità. Se poi l'alsaziano dovesse riuscire con qualche magata a stabilizzare le situazioni dei rinnovi di contratto, a quel punto i Gunners potrebbero veramente trovare un equilibrio perfetto, che potrebbe anche consentire di guardare alla vetta della Premier League. Per ora l'obiettivo minimo è il solito quarto posto, ma la cima non è poi così lontana. Anche perché iniziare con un Community Shield e chiudere a secco, sì, non sarà zero, ma qualche rimpianto lo lascia per forza.