Dal 2012 veste la maglia del PSG, con cui ha collezionato 117 presenze e 7 goal. Il suo contratto scade nel mese di giugno e nonostante i 34 anni Thiago Motta è ancora oggi un calciatore molto utilizzato da Emery. Con grande classe e professionalità si concede ai microfoni di Goal per una piccola ma interessante intervista.
Innanzitutto è soddisfatto di essere un pilastro della squadra e di aver registrato un discreto numero di presenze:
"Sono contento di essere ancora in grado di aiutare la squadra. La stagione non è ancora finita, spero di continuare così. Dobbiamo concluderla bene perchè abbiamo obiettivi molto importanti e sappiamo che giocare nel PSG richiede ambizione. Sono qui per vincere titoli e voglio farlo anche quest'anno".
Non solo la parte riguardante il suo impiego, il centrocampista introduce anche l'importante match di domenica contro il Monaco:
"E' una partita molto importante, giochiamo in casa, abbiamo spesso sofferto contro di loro ma non è decisiva. Dobbiamo vincere perchè siamo in grado di prenderci questi tre punti. Se ce la facciamo diamo un bel colpo all'avversario, ma non è comunque decisiva. Se mi immaginavo di restare a lungo a Parigi? E' un grande vantaggio per me, ho sempre voluto aiutare il club a crescere. Se sono ancora qui significa che ho fatto bene il mio lavoro, ma ciò che mi interessa è finire bene la stagione".
Motta parla dei suoi cinque anni a Parigi. E, inoltre, nomina anche un ex calciatore di Palermo e Roma:
"Sono qui da 5 anni, siamo riusciti a creare un ottimo gruppo sia dentro che fuori dal campo. Ci sono giocatori arrivati quasi nello stesso momento, è normale che prendono più spazio. Ognuno ha le sue responsabilità nello spogliatoio. Balzaretti ha parlato bene di me? Lo ringarzio molto, è vero che non mi piace parlare molto, ma a volte ne ho bisogno. Ci sono momenti in cui voglio trasmettere certe cose al gruppo e non sempre arriva".
Il PSG è una squadra che spende molto sul mercato, un veterano del suo calibro può essere determinante all'interno dello spogliatoio:
"I nuovi devono capire che il PSG ha obiettivi di altissimo livello. Abbiamo grandi giocatori ed i nuovi devono sentire che noi li aiutiamo ad integrarsi, perchè abbiamo bisogno di loro".
Elogio, più che dovuto, per la sua Ligue 1, un campionato che con il passare del tempo sta diventato sempre più importante:
"Sicuramente è più competitivo, speriamo che il livello aumenti ancora. E' bello anche per i giornalisti. Mi piace guardare anche gli altri campionati quando sono a casa".
Smettere di giocare? Non ci pensa nemmeno..
"Sinceramente io continuo a pensare da giocatore. Fisicamente sto bene, finirò questa stagione e poi vedremo. Ho preso quello che c'era di buono da ogni club in cui sono stato. Per restare a questi livelli così tanto tempo non ci sono segreti: ascolta, impara, lavora. Cerco di passare questo messaggio anche agli altri, non ho bisogno di diventare un allenatore per capirlo".
Non poteva mancare un piccolo e doveroso tributo a Giampiero Gasperini, tecnico che lo ha trasformato in ciò che è oggi, grazie alla sua straordinaria capacità di insegnare calcio:
"Sono arrivato in Italia in un momento delicato della mia carriera perchè ero stato infortunato per un anno. Ho pensato a lungo prima di lasciare Barcellona. Arrivavo al Genoa, un club molto meno blasonato ma con un allenatore, Gasperini, che mi ha aiutato molto. E' stato il periodo in cui ho imparato di più nella mia carriera. Sono migliorato molto, ho capito alcuni piccoli dettagli che mi hanno migliorato molto. Gasperini mi ha datto molta fiducia, ha sempre creduto in me, è stato un privilegio per me essere un suo giocatore".
Infine ci spiega del suo passato con la maglia del Barcellona e dei metodi che vengono utilizzati in quella meravigliosa squadra:
"Al Barcellona c'era una filosofia di gioco che mi ha colpito. Prima del campionato non abbiamo fatto lavoro fisico, era tutto con la palla, da lì ho imparato che la palla era la cosa più importante. Puoi fare tre ore di lavoro fisico ma nulla può sostituire la palla. In Italia invece ho fatto progressi principalmente dal punto di vista difensivo. In Francia invece ho capito l'importanza della velocità, anche se non fa molto parte del mio gioco (ride, ndr). Cerco di compensare con la mente, provando a capire l'azione prima degli altri. "Il mio stile di vita? E' molto importante, il calcio va oltre il campo. Ogni giocatore deve pensare a quello che fa fuori dal campo. Ho sempre cercato di capire quello che il corpo mi chiedeva, ora a 34 anni ho ancora lo stesso piacere nel giocare. Molti giovani non lo capiscono, nel nostro spogliatoio ci sono persone che sono cresciute lì dentro ma sono ancora lì. Devi solo capire come raggiungere il campo in perfette condizioni".