Una giornata storica, quella di ieri. Per la prima volta, come sottolinea la GDS, una nazione viene esclusa dai Giochi Olimpici per doping. Una condanna ferma ed attesa, naturale seguito della pioggia di squalifiche a vita giunte nei mesi recenti. Si completa il percorso di analisi e rivisitazione dell'Olimpiade di Sochi, si completa il quadro d'accusa nei confronti di una potenza di livello mondiale come la Russia. Doping di stato, acclarato e confermato da commissioni preposte ad analizzare l'operato di atleti, medici, accompagnatori e le possibili ingerenze dello stato nel mondo sportivo. A Losanna, Bach esprime disappunto e delusione, ma al contempo condanna fieramente l'agire russo, cancella il primo ministro Mutko, il presidente del comitato olimpico Zhukov - per quest'ultimo salta la carica di membro del CIO - e ribadisce la volontà di ripulire l'ambiente, di eliminare tossine ben cementate all'interno del panorama a cinque cerchi. 

La Russia salta così PyeongChang - sospeso con effetto immediato anche il comitato olimpico nazionale russo - ma resta per i singoli atleti la possibilità di prendere parte alla spedizione in programma all'alba del prossimo anno. Una partecipazione sotto la lente d'ingrandimento del CIO, in seguito ad accurati controlli oltre il suolo russo. Principio primario per conseguire l'idoneità, una vita sportiva al di sopra di ogni sospetto. Presenza-assenza, perché è negato l'utilizzo della bandiera russa, come dell'inno del paese. Nessuna possibilità di figurare nel medagliere. Atleta Olimpico della Russia - OAR - questo l'acronimo per i fortunati "eletti". 

Il taglio, rispetto alla precedente Olimpiade, quella incriminata di Sochi, è netto. Porte chiuse per personaggi discussi e presenti nel 2014, così come per medici, giudici, arbitri - come si evince ancora una volta dalla GDS in edicola quest'oggi. Una decisione unanime, una decisione pesante, in attesa dei ricorsi al TAS annunciati in tempi non sospetti e della replica veemente di Putin, in prima linea per difendere l'operato di casa Russia. Una pagina nera, una sentenza senza precedenti. Ripercussioni possibili in più ambiti, in attesa della parola fine, oggi ancora lontana.