Corre veloce Dafne Schippers. Così tanto che, due anni dopo Pechino, la regina Mondiale dei 200 metri piani è ancora lei. La freccia oranje, la ragazza di Utrecht mette in cascina un altro titolo Mondiale nella disciplina: esaltante il testa a testa con l'ivoriana Marie Josee Ta Lou, che si risolve solo all'ultimo centimetro, con la ragazza africana che si deve accontentare di un'altra medaglia d'argento dopo quella centrata nei 100 metri. Sul podio si presenta l'altra regina delle specialità veloci, Shaunae Miller, l'ultima a cedere al forsennato ritmo imposto dalle due là davanti, mentre il resto del drappello delle migliori otto si polverizzava sotto le falcate delle battistrada.
Succede l'imponderabile nei 3000 siepi al femminili: una gara in cui accade davvero di tutto, fra atlete che sbagliano percorso e altre che finiscono stese. Ma, soprattutto, succede che la campionessa olimpica di Rio 2016 Ruth Jebet crolli sul più bello dopo aver dettato i tempi delle operazioni per quasi tutta la gara, e che le keniane Jepkemoi e Chepkoech non riescano a tenere testa alla coppia americana composta da Emma Coburn e Courtney Frerichs, con la prima che si invola braccia al cielo ad abbracciare l'oro e la seconda a seguirla a breve giro prima di scoppiare in dolci lacrime di gioia.
Berlino, Daegu, Mosca e ora Londra. Con una dedica speciale al nonno recentemente scomparso. Brittney Reese festeggia la sua quarta volta come regina del salto in lungo al femminile: il balzo a 7.02 è sufficiente a respingere l'assalto di una famelica Darya Klishina, russa sotto bandiera neutrale, mentre al terzo posto si piazza la simpatica Tianna Bartoletta, che per due soli centimetri regala una bella delusione alla campionessa Olimpica Ivana Spanovic.
Nel quarto titolo assegnato in serata, quello del lancio del martello, vittoria per il polacco Pawel Fajdek, ancora sul tetto del mondo dopo aver vinto due anni fa a Pechino: allora la festa post vittoria - facile immaginare che a scorrere non siano stati certo fiumi di acqua o aranciata - rischiò di tramutarsi in un incubo, con la corsa del taxi pagata con... la medaglia. Chissà se stavolta il buon Pawel starà più attento, intanto manda agli archivi un 79.81 che gli permettono di precedere il russo (anche lui come Klishina sotto bandiera neutrale) Valeriy Pronkin (78.16) e il connazionale Wojciech Nowicki (78.03). Decimo posto finale per Marco Lingua, che onora al massimo la finale e termina con sorriso sul volto.