Era solo questione di tempo. Perché fin da quel novembre 2012 in cui una diciassettenne Mikaela Shiffrin mise la prima delle oltre trenta firme su una gara di Coppa del Mondo di sci, si era intuito che dietro quel viso sbarazzino e furbetto si nascondeva una cannibale delle nevi. Una predestinata che, penna in mano, avrebbe riscritto completamente numeri e statistiche della disciplina al femminile.
All'incasso, la ragazza di Avon, Colorado, ci è passata tante volte, soprattutto fra i suoi amati rapid gates, preparandosi allo step decisivo, alla conquista di quella "coppona" overall che più di ogni altra cosa lancia nella storia dello sci. Nella lotta aveva già provato a inserirsi nella passata stagione, prima di dover abbandonare la caccia causa infortunio. Ma è stata in questa annata, culminata coi Mondiali di St. Moritz, che Mikaela si è focalizzata appieno sull'obiettivo, perseguito e conquistato a modo suo: macinando le avversarie in slalom, togliendosi le sue gioie in gigante, e racimolando qua e là punti con qualche puntata nel mondo della velocità. In cui, come una bambina che si avvicina all'acqua del mare, ha messo prima dentro il piede per capire se la temperatura fosse quella idonea per tuffarsi e, in caso contrario, rimandare ad altro momento. Del resto, che fretta c'è? In campo maschile Marcel Hirscher ha dimostrato per ben sei volte di fila che si può essere padroni del gioco anche senza doversi per forza lanciare in ardite picchiate a oltre 100 km/h: e così come König Marcel, anche Miki può senza problemi fondare il proprio impero sulle discipline tecniche, puntellando con qualche sortita nelle combinate con Super G. Come da copione di questa annata, portata a trionfale conclusione grazie all'enorme dose di talento e di intelligenza sciistica di cui madre natura l'ha dotata, senza prendere rischi inutili ma allo stesso tempo attaccando non appena le condizioni glielo permettevano. Sorprendendo e sorprendendosi, come a Cortina quando arrivò quarta in super G nel giorno in cui Lara Gut, sua avversaria fino a quel momento in un entusiasmante duello a due, fece zero punti, preludio del maledetto Mondiale di casa.
Ecco, forse questo è l'unico rammarico di stagione, ovvero la mancanza di un duello che potesse infiammare fino alla fine la lotta per la Coppa generale. Qualcosa che potesse provare a ritardare o, se non altro, rallentare il naturale corso degli eventi. Chiamatela predestinazione, Perché di questo stiamo parlando, di un fatto che prima o poi sarebbe stato destinato a compiersi. La buona sorte, bagaglio fondamentale di ogni fuoriclasse che si rispetti, in questo caso ha solo fatto da catalizzatore, collante a presa rapida dei pezzi messi assieme da Mikaela di propria mano. Ma i rientri faticosi di Vonn e Veith dai rispettivi infortuni e il ko di Lara Gut a St. Moritz, in questo caso rivestono solo il ruolo di completezza di cronaca, di nota a margine, pur rispettandone la necessità di tenerne conto.
Il resto lo fanno i numeri, i suoi numeri di una stagione monstre: 11 vittorie, 14 podi complessivi, e un totale di 1643 punti racimolati in tutte le discipline, comprese Super G e discesa, di cui a Lake Louise ha fatto i primi, timidi, assaggi. Specchio di una superiorità a tratti imbarazzante, cui ben poche han saputo resistere e per contrastare la quale spesso non sono bastate manche perfette o giù di lì: per maggiori dettagli, contattare Veronika Zuzulova o Wendy Holdener. Notizie tutt'altro che buone per la concorrenza, riassumibili in un'unica cifra: 22. Come gli anni che ha appena compiuto la nuova regina dello sci alpino.