Una vittoria accarezzata, sognata, tante volte sfiorata e altrettante volte sfuggita sul più bello, quando il sapore dolce del trionfo cominciava a coccolare il palato di Sofia Goggia. Ci voleva la Corea e la pista che fra un anno metterà in palio le medaglie olimpiche per stappare lo champagne bergamasco doc.
Nella notte in cui l'Italia dormiva, Sofia ben desta dall'altra parte del Mondo si metteva dietro tutte le regine della velocità, in primis Lindsey Vonn, che per due volte si deve inchinare alla Sofia Volante. Undici centesimi in due gare, un battito di ciglia: quanto basta però, per mettere la ciliegina sulla torta di una stagione che sin qui era stata ricca di gioie, con podi arrivati in quattro discipline su cinque. Ma sempre con quel tarlo, quel gradino più alto del podio che pareva stregato. Per errori personali o per merito di avversarie che, pur nella moria di tante big falcidiate dagli infortuni e dalle sfortune, hanno saputo ritagliarsi i loro spazi.
Calma, pazienza e resilienza. Parola, quest'ultima, diventata un mantra quando si era trattato di ripartire dopo essere stata stesa da una delle tante trappole che la sorte avversa le aveva servito negli anni passati, quando era più il tempo che la discesista orobica passava fra sale operatorie e riabilitazioni che non sulle piste da sci. Fortificata da ciò che non l'ha distrutta, la Goggia ha tenuto duro e finalmente ha raccolto i frutti di tanti sacrifici. Attraversando le turbolenze di una rivalità tutta interna - vera o presunta che sia - con l'altra stella dello sci azzurro Federica Brignone, e districandosi nella nuova dimensione in cui i risultati l'avevano proiettata: e se a Schladming 2013 la sua convocazione venne vista come un azzardo - sfiorando anche un clamoroso bronzo nel drammatico Super G funestato dal grave infortunio di Lindsey Vonn - quattro anni dopo Sofia si è trovata nella veste di donna copertina, fonte da cui l'Italia dello sci alpino contava di abbeverarsi abbondantemente di medaglie. Ne è arrivata solo una, di bronzo, in gigante. E qualche critica per una prestazione che ci si aspettava di tutt'altro genere.
Chiusosi il sipario sulla rassegna di St. Moritz, la bergamasca è subito ripartita a modo suo. Facendo la voce grossa, ma soprattutto scalando finalmente quell'ultimo gradino che le mancava. Il primo colpo battuto in discesa, il secondo in Super G e l'Italia intera a cantare con lei a squarciagola l'Inno di Mameli, contagiati dalla travolgente allegria della bergamasca volante. Che guarda alle ultime gare stagionali fra Squaw Valley e Aspen: ora che ha finalmente stappato lo champagne, Sofia Goggia farà di tutto per continuare ad assaporarne le bollicine.