Se ti chiami Lindsay Vonn qualsiasi risultato che non sia la vittoria ha il sapore della sconfitta. Se il mondo ti vede come un robot, un automa che non conosce ostacoli, ogni caduta risuona più fragorosa. Serve un carattere d'acciaio, una forza interiore che ti butti aldilà della sorte, che ti porti a cancellare operazioni e rientri, talvolta affrettati. La fame di gloria contagia la mente, cancella i limiti, è un rischio. A questo si deve il secondo capitombolo in carriera, all'apparenza quello definitivo. Rincorsa eccessiva, voglia di strafare, ferri e operazione, ancora. Eppure è Lindsay Vonn, nata per sorprendere. Torna ed è magia, vittorie e applausi. Sembra più umana, nelle reazioni, nei toni. In pista la stessa ferocia, come se nulla fosse accaduto. Il Mondiale di casa porta in dote poco, un bronzo che per tanti è il colpo di una carriera, per lei ha colori sfuocati. Le critiche affossano la Vonn, a vuoto nella sua casa, tra Vail e Beaver Creek. Qualche incertezza, la forza che da viatico per il successo si trasforma in freno sulla pista. Davanti le rivali di sempre, Fenninger e Maze, volano. E Lindsay mangia rabbia, lei la donna dei record battuta. Lo Sci Alpino la sposta in secondo piano, anche al ritorno in Coppa. Davanti ci sono Fenninger e Maze, a suon di podi e vittorie si giocano la generale, l'attenzione è per loro. Sabato, a Garmisch, in discesa, la stoccata dell'austriaca di talento. Seconda, alle spalle di Tina Weirather, figlia d'arte, 25 anni, infortuni in serie, una grazia senza eguali. La slovena è terza, il vantaggio si assottiglia ancora, prima del Super G.
Qui traccia l'allenatore della Maze e la musica cambia, una pista in cui far valere forza e cavalli, in cui l'eleganza della Fenninger è parzialmente imbrigliata, meno produttiva. Tina Maze davanti a Anna Fenninger, a riprendersi i 20 punti persi il giorno prima, ma non è successo, non è prima posizione, perché questa è anche la pista di Lindsay Vonn. Scende feroce, mangia le curve che lanciano sul tratto finale, poi si volta e si lascia andare ad un sorriso luminoso, vale per la Coppa di specialità - Vonn davanti in Super G e Discesa, anche su questo bisognerebbe aprire un capitolo - vale per dimostrare di poter essere ancora la numero uno, sempre.
L'Italia abbraccia Nadia Fanchini e Federica Brignone. Nadia è classe, curve, qualità, sesta assoluta in Discesa, Federica è sesta invece in Super G, un segnale per il futuro, la velocità risponde più dello Slalom speciale, meglio volgere l'attenzione a questa gara. Il distacco dalle prime tre è pesante, ma quello è un altro sport.
Il colpo, in chiave maschile, è invece di Werner Heel. Kvitfjell si conferma tracciato gradito. L'azzurro torna sul podio qui, dopo il 2013, è terzo in discesa, fatale una parte conclusiva non all'altezza dei migliori, lì costruiscono la rimonta Osborne-Paradis, secondo, e l'austriaco Reichelt, primo. In Super G arriva invece lo squillo di Dominik Paris, quarto. Pista difficile, neve molle, insidie doppie per chi parte con pettorali alti. Cade Reichelt, salta Mayer, faticano i migliori, tutti tranne Jansrud. Vince e avvicina Hirscher, vince e mette in ghiaccio la Coppa di Super G. Per Paris un risveglio, dopo il torpore iridato. Resta una stagione straordinaria, merita un finale all'altezza.