Carolina Kostner si concede ai microfoni delle Iene, in una lunga intervista che ripercorre gli ultimi mesi della campionessa azzurra, costretta a render ragione di una giornata, quella di Oberstdorf, che rischia di comprometterne immagine e carriera. La storia è nota, di fronte agli ufficiali giunti per testare l'allora fidanzato, Alex Schwazer, Carolina chiude la porta, per "amore", così emerge dalle parole del Tribunale Nazionale Antidoping del Coni. Schwazer è in casa quel giorno, ma Carolina dice "no", raccogliendo in fretta coraggio e pensieri, seguendo il sentimento più della ragione.
Proprio la scelta della Kostner, dettata da ragioni che vanno oltre la semplice bugia, legate a un rapporto personale, più che a un'inclinazione favorevole al fenomeno doping, portano a una riduzione della pena, anche se non totale. Un anno e quattro mesi, pena che cancella l'atleta anche dalla prossima stagione invernale, complicando i piani di Carolina.
"Eravamo io e Alex a casa mia. Suona il campanello e Alex mi dice 'Se è il controllo antidoping digli che io non ci sono perché ho dato la reperibilità a casa mia a Racines e, quindi, devono venire a cercarmi lì'. Ho aperto la porta e ho detto alla persona che stava lì che Alex non era in casa ed era a Racines ad allenarsi. Ho detto una bugia. In quel momento ho avuto pochi secondi per riflettere veramente. Ho reagito come la sua fidanzata. Dopo che il controllore è andato via da casa mia, anche dopo le mie incitazioni che lui partisse, è partito per casa e la sera mi chiama e mi dice 'Ho fatto il test a casa, stai tranquilla'. Per me quell'episodio era finito lì".
"Quando ho compreso che un test è stato positivo, senza dir niente sono uscita di casa, ho vagato per il paese senza accorgermi neanche di dove stavo andando e di quanto tempo era passato. Non comprendevo cosa stava succedendo".
Una storia condizionata da eccessiva fiducia, forse ingenuità. Schwazer ammette il doping e il mondo di Carolina di colpo appare capovolto, l'Epo nel frigo di casa, il doping come sistema affermato, "male necessario" per vincere "Avevo paura che tornata a casa lui non ci fosse più e non riuscisse a darmi una spiegazione, quindi sono di corsa tornata a casa e lì mi ha fermato e mi ha detto 'Ho preso l'Epo. Ammetterò tutto, pagherò per l'errore, per gli errori'. Allora io gli ho chiesto: 'Ma come?'. E lui: 'Ho preso l'Epo e lo avevo nel tuo frigo'. Se gli avevo chiesto spiegazioni in precedenza? Mi aveva detto che era vitamina B12. Avevo piena fiducia nella persona che amavo e non mi sono posta la domanda".
Alle porte il ricorso, con la Kostner pronta a rivolgersi al Tas per mitigare lo stop e riabbracciare il ghiaccio. Wada e Procura per ora non si pronunciano, anche loro possono lanciare una contro-offensiva per portare a due anni la punizione per la pattinatrice. "Sproporzionata", questa la sensazione della Kostner in merito alla sentenza. Dalla sua parte Malagò, Presidente del Coni, fin da subito al fianco dell'atleta "Ha fatto delle dichiarazioni nei miei confronti che mi hanno anche fatto piacere. Capisco che in questo caso un presidente debba mantenere neutralità. Personalmente ho da rimproverarmi di aver fatto un errore e non l'ho mai negato dall'inizio. Se mi ricapitasse domani con le stesse condizioni penso che lo rifarei".
La chiusura con Alex giunge dopo la vicenda doping, si incrina definitivamente quella complicità necessaria in un rapporto di coppia, quella capacità di fidarsi ciecamente l'uno dell'altro. Il tempo però lima le distanze e nelle parole di Carolina traspare un affetto ancora presente, tanto che la porta torna ad aprirsi, delicatamente "In tanti momenti di questi 6 anni io ho pensato veramente che fosse l'uomo della mia vita e che un giorno sarebbe stato il padre dei miei figli. Non sono stata capace di fargli capire quanto dovrebbe essere orgoglioso di gareggiare pulito. Io piano piano ho imparato ad accettare le sconfitte e questa secondo me è una cosa molto importante per un atleta. Ci sono state delle volte in cui l'argomento è stato toccato. Infatti lui sapeva esattamente come io la pensavo. È stata la sua positività a incrinare il nostro rapporto. Al primo istante no, ma a lungo andare ha cambiato il nostro rapporto. Dopo la sua positività io sentivo che aveva comunque bisogno di una persona, di un sostegno. E come ho agito da sua fidanzata il giorno che ho detto che non era in casa, anche lì ho cercato comunque di stargli vicino, finché la vita e le situazioni ci hanno allontanato. Se l'ho perdonato? Al momento, dopo una sentenza di un anno e quattro mesi, faccio fatica. Però col tempo sono sicura che lo farò. Tornare insieme? Mai dire mai".
Fonte Gazzetta.it