"L'Atleta ha agito sulla base di una richiesta della persona che amava", prende spunto da queste parole, rintracciabili nelle motivazioni rese note dal Tribunale Nazionale Antidoping del Coni, il dibattito attorno alla squalifica inflitta a Carolina Kostner. Come si evince dai documenti, la pattinatrice gode di uno sconto, rispetto ai due anni previsti, per il sussistere di concause favorevoli a Carolina. L'amore è un'attenuante del caso, come la non premeditazione della ragazza, che da sempre sbandiera la non conoscenza delle attività dopanti dell'ex fidanzato. 

Pena più lieve, ma comunque importante, perché quel che resta è la realtà. Ad Oberstdorf, la Kostner sceglie di mentire alle autorità, coprendo quindi Schwazer, chiudendo la porta in faccia alle indagini della Wada e aprendo in sostanza al doping. Non esiste un filo diretto che unisca la scelta di cuore con le sostanze illecite, ma di certo la non denuncia, il velo posto sulla condotta di Alex, non può passare inosservato. Per questo la riduzione c'è, ma non è nei massimi termini e la squalifica si prolunga fino a maggio 2016, impedendo a Carolina di scendere in pista per la prossima stagione invernale. 

Resta ora il Tas, pronto ad ascoltare entrambe le voci. Quella innocentista dell'atleta e quella accusatoria di Procura e Wada, in una visione oscillante che sobbalza tra un'ulteriore riduzione e un improvviso innalzamento. 

Dopo aver letto quanto spiegato dal Tribunale, in attesa di nuovi atti, resta ora il tempo per le analisi. Può un affare di cuore entrare in soluzioni giuridiche? Ha senso mettere gli affetti a salvaguardia di determinati comportamenti? La bugia, pur essendo motivata da un amore, può essere in taluni casi come dire "bianca", quasi senza macchia? Se l'atteggiamento di Carolina appare da fuori condivisibile - chi al suo posto non avrebbe coperto qualcuno di vicino? - ecco che invece per la giustizia non possono esistere medesimi criteri di analisi. Si può difendere l'operato di Carolina al bar, tra gli amici, sul ghiaccio, ma utilizzare l'amore come discriminante per abbreviare o ingigantire un reato appare francamente fuori luogo.  

La Kostner sbaglia e una squalifica giusta è naturale, come lei stessa probabilmente in cuor suo sa, infiltrare nei discorsi altri elementi è quantomento fuoriluogo. 

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Johnathan Scaffardi
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