Vincono Jansrud e Maze, ma i riflettori sono per altri. Vonn, Weirather e Feuz, per motivi diversi, risorgono e catalizzano l'attenzione, mettendo un punto forse definitivo a tormenti e dolori.
L'americana era la più attesa dopo l'urlo ai mondiali di Schladming e le grida in Val d'Isère. Porta a casa una prestazione sull'onda delle migliori e un ottavo posto prezioso, considerati le condizioni di poca visibilità e l'esordio stagionale. Sulla sua pista, quella di Lake Louise, dove ha vinto 14 volte, tagliato il traguardo, mostra un ghigno di insoddisfazione, caratteristico di campioni del suo calibro. Non si accontenta ed è comprensibile, visto che alla fine paga solo la stanchezza e il poco rodaggio, inevitabile per un'atleta fuori dalle gare da un anno.
Tina è avvezza a sequele di infortuni e convalescenze, la beffa olimpica quando in prova una contusione ossea le impedì di concorrere come una delle favorite pare un lontano ricordo. La ragazzina figlia d'arte non si spaventa più, non permette a timori legittimi di frenare i suoi sci e alla prima gara di velocità conquista l'ultimo gradino del podio pur con qualche sbavatura.
Beat Feuz infine è passato dal contendersi la coppa di cristallo alle tribolazioni di un ginocchio operato con successiva infezione. Pensieri di chiusura anticipata di carriera sono balenati a più riprese, eppure sulla Birds of Prey dei campionati iridati di Febbraio si avvicina all'imbattibile vichingo, sfruttando un sole apparso a tratti.
Vince la tenacia, trionfa la resilienza di tre reduci, come spesso succede nel circo bianco. Passano in secondo piano così le prove di superiorità del vice-Svindal e della slovena, praticamente perfetti e disarmanti per l'apparente facilità e fluidità di sciata su tracciati difficili (soprattutto il suolo americano con la pendenza del muro talmente marcata da risultare evidente pure nelle immagini “schiacciate” della televisione). Passano in secondo piano pure le spedizioni azzurre salvate ancora una volta da Dominik Paris, avviato alla completa maturazione e nuovamente quarto come in Canada. Dietro troppi piccoli errori rallentano Heel e Fill, decimi ex aequo, mentre tra le donne non bastano i rimpianti di “Dada” Merighetti e il 13° posto di Elena Fanchini per vedere positivo.