Jansrud è l’uomo di questa Olimpiade. Scende in 1:18.14 e fa suo il titolo olimpico in superg. Una competizione da ricordare per il norvegese meno atteso di questi giochi. Bronzo in discesa alle spalle del nostro Innerhofer, quarto in supercombinata, oro questa mattina. Lui, argento a Vancouver 2010 in gigante, alla terza medaglia olimpica, si impone su una pista dal fondo non troppo solido ma che tiene bene dove però non è concesso sbagliare nulla. Gara pulita e aggressiva la sua, soprattutto nel settore veloce finale e, con il pettorale 21, arriva al traguardo rifilando più di mezzo secondo ad un Bode Miller che iniziava a crederci.
Già Bode Miller. L’americano scende come sa, alla sua maniera e per sette atleti sente in pugno l’oro che riscatterebbe la delusione delle due gare già concluse a mani vuote. Fino a Jansrud appunto. Ma è un bronzo il suo, seppur in coabitazione con il canadese Hudec, che gli vale la sesta medaglia olimpica in carriera. Replica quella ottenuta a Vancouver 2010 in questa specialità, seppur di un metallo minore. Sono dodici anni che è lì, tra i migliori. La prima, nel 2002, a Salt Lake City. Piange Bode, si commuove al traguardo. Non c’è delusione ma la voglia di dedicare, questo ennesimo traguardo, al fratello scomparso in estate.
Del bronzo condiviso abbiamo detto. Hudec rende sempre al massimo in queste condizioni di pista, con fasi tecniche alternate a quelle di vero e proprio scorrimento. Quello che sorprende è l’incredibile argento di un altro americano, Weibrecht. Con il pettorale 29, il bronzo di Vancouver 2010, rischia addirittura il colpo grosso. Per buona parte della gara infatti, i suoi parziali sono migliori di quelli di Jansrud che al parterre deve aver sudato freddo. Argento che arriva per 30/100 di ritardo lasciati soprattutto sul tratto finale. Weibrecht, altro funambolo, si butta giù dal cancelletto a tutta e ci si chiede come sia riuscito a rimanere in piedi dopo le prime porte. Tanto è che dopo quattro anni e pochi risultati di cui parlare in stagione, migliore in superg un ventesimo posto, arriva un’altra medaglia olimpica.
Tante le delusioni di giornata. Svindal, il norvegese più atteso, è ancora una volta fuori dal podio. Chiude settimo a 62/100.
L’Austria è la regina della sfortuna in questa giornata di sci alpino. Fuori Mayer, oro in discesa, Striedinger chiude quarto a soli 2 cent dal bronzo, proprio come successe a Werner Hell a Vancouver. Franz è sesto a 60/100, anche lui ad un soffio dal terzo gradino del podio.
Ligety chiude quattordicesimo, fuori Defago, vincitore del superg di stagione di Kitzbuel, deludono Kueng (12) e il sempre pericoloso Janka, oro in gigante a Vancouver 2010.
Delusione anche in casa azzurra. La gara di Innerhofer finisce dopo una manciata di secondi, quando perde l’appoggio sull’esterno e scivola fuori dal tracciato in una curva a destra. Werner Hell chiuderà diciassettesimo a 1.60. La medaglia di legno a Vancouver 2010 va in difficoltà e non riesce a recuperare il giusto ritmo. Meglio di lui, di una posizione, Paris che a tratti appare ritrovato.
Il rammarico più grande è per l’ottavo posto di Peter Fill a soli 18/100 dal podio. Decisamente il migliore dei suoi, l’azzurro è molto veloce ma allunga eccessivamente le linee e accumula così quei centesimi di ritardo dalla coppia nordamericana che nega la gioia della terza medaglia olimpica per l’Italia in questa Sochi 2014.