Beffarda è la vita e beffardo, dato che non fa eccezioni, è lo sport. Non si potrebbe spiegare altrimenti il destino ingrato che vuole Lindsey Vonn in lacrime, esattamente nel momento in cui tre reduci da infortuni e relative operazioni (nello specifico Guay, Jansrud e Clarey) si riappropriano del podio.
Un cedimento, uno sbandamento in discesa che giunge inaspettato e violento, ferisce e soprattutto abbatte l’animo prima ancora del corpo. Perché, dopo il primo grosso infortunio della carriera a Febbraio e la caduta a novembre, ora arriva l’ennesima botta. Lei, che sembrava avviata a una carriera immacolata e senza noiose tribolazioni, estranea a qualsiasi pensiero che non fosse vincere e snocciolare record su record.
Vederla fermarsi su un dosso, piangente e impotente, è apparso strano e insolito, per certi versi inquietante, definitivamente coinvolgente. Se il tradimento è la peggior cosa che possa capitarti, figurarsi quando a tradirti è il tuo stesso fisico. Pensare che l’americana si trovi quindi di fronte alla gara più dura è più che comprensibile, così come spesso è capitato e capita agli atleti professionisti, quasi fosse un tassa da pagare per la gloria e il successo ottenuti. “ Tu mi porti su e poi mi lasci cadere” diceva il ritornello di una nota canzone, che ben inquadra la questione e ricalca in fondo l’essenza altalenante della vita stessa.
Siamo abituati a identificare i campioni sportivi quali eroi moderni e risulta piuttosto ostico accettare in loro fragilità e debolezze comuni, dimenticando però che è proprio in virtù di queste che loro sono tali. La capacità tutta “einsteiniana” di far proprio il relativismo, di capire che il mondo dipende dagli occhi con cui lo guardi e che dietro a una difficoltà c’è un opportunità alla fine fa la differenza e stabilisce i confini, più ragionevolmente li apre. In un’intervista a fine campionato, il neocampione del mondo della Motogp, Marc Marquez, afferma “la fortuna non esiste, non arriva, devi andare a prendertela”, spiegando senza mezzi termini il tipo di mentalità che invade quella gente lì. Credere che la Vonn, rimarginata la ferita, trovi in questa caduta una crescita, un miglioramento, una nuova spinta è dunque tutto meno che eresia.
Nel frattempo, il circo bianco va avanti e l’aspetta, nella speranza di rivivere presto al femminile l’entusiasmo e i larghi sorrisi che hanno pervaso la Saslong, pochi giorni or sono.