Da Giorgio Di Centa a Armin Zoeggeler. L'Italia sceglie la via della continuità. Esempi di sport verso i cerchi olimpici. Dallo sci di fondo allo slittino, da Vancouver a Sochi. Sarà l'eterno ragazzo di Merano il portabandiera della spedizione azzurra. Lo ha annunciato il presidente Malagò in persona. Mai investitura fu più azzeccata. Da un campione a un campionissimo. Dal regale Giorgio della 50 km, ultima impresa di una leggendaria carriera, all'Armin che respira profumo di record. Cerca la sesta affermazione olimpica. Dal bronzo di Lillehammer '94 al bronzo canadese datato 2010, attraverso gli ori di Salt Lake e Torino, dopo l'argento di Nagano. Un cannibale del ghiaccio, un vincente, con faccia da duro e animo nobile. Si ricordano l'un l'altro Di Centa e Zoeggeler, forse perché più uguali non potrebbero essere. Lavoratori infaticabili, uomini di sport. Li differenzia il carattere. Espressivo, ciarliero, Giorgio, riservato Armin. Campione in ombra.
Non solo medaglie olimpiche. Sei ori mondiali, dieci coppe del mondo. Il più vincente. Non solo nello slittino. Addirittura oltre il mito Tomba. Eppure resta nell'anonimato. Nell'Italia della chiacchiere da bar, dei falsi problemi, resta relegato nelle ultime pagine di un giornale, nei mini-paragrafi di un inserto dimenticato. Grande a anni alterni, alla ribalta nei quadrienni colorati di manifestazioni doc. In quei momenti lo sport azzurro, in perenne affanno, si ricorda dei campioni come Zoeggeler e getta l'ancora, per aggrapparsi al supereroe capace di salvare una spedizione. Nell'Italia calciofila interessano altri problemi. Tanto che una pista come Cesana Pariol, costruita in occasione di Torino 2006, è stata chiusa e lasciata morire, lentamente. Così che campioni infiniti come Armin sono costretti a emigrare all'estero per trovare strutture in cui allenarsi e preparare, non semplici gare, ma appuntamenti olimpici. Scandalo italiano. Scandalo di casa nostra.
“É un grande onore per me. Sono contento e fiero di portare la bandiera italiana. Cercherò con tutte le mie forze di essere all'altezza di questo compito.” Poche parole, schive. Gratitudine, nonostante tutto. Per una volta dovrebbe essere l'Italia intera, non solo sportiva, ad essere fiera e orgogliosa di essere rappresentata da un fenomeno che il mondo ci invidia, uno che se fosse nato da altre parti, per esempio in Germania, sarebbe eroe nazionale. E allora casco e slittino verso la storia. Oltre la storia. Per incastonare la sesta medaglia nella leggenda dello slittino. Zoeggeler e l'Italia. Insieme con il tricolore.