Se l’Inter di Luciano Spalletti è riuscita a portare a casa i primi tre punti in casa su una Fiorentina impavida e imprudente lo deve soprattutto all’Inter stessa. Ma se l’Inter ha rischiato di finire la partita in pareggio, o peggio in sconfitta, lo deve ancora una volta all’Inter. La squadra milanese è partita con la volontà di portarsi in saccoccia l’intero bottino portando avanti la sua identità di gioco: 4-2-3-1. Spalletti insiste con la mediana Vecino-Brozovic, Radja Nainggolan dietro il solito Icardi e la coppia d’esterni dello scorso anno Perisic-Candreva.
ANALISI PRIMO TEMPO - Ma è chiaro che anche la Fiorentina di Pioli, vedendo le sue ultime prestazioni e la sua posizione di classifica, non sia andata a San Siro con lo scopo di essere una semplice visitatrice o una turista qualsiasi. Nei primi minuti, infatti, la squadra di Firenze detiene il pallino del gioco, una vera e propria esperienza da horror per tutti i sostenitori dell’Inter che hanno visto i propri beniamini essere surclassati dalla voglia e dalla foga del momento dei giocatori con la maglia bianca. L’Inter è brava solo a perdere palla e a rischiare di andare sotto in particolar modo con Mirallas che bacia il palo. Poi la riscossa e la ripresa. L’Inter viene fuori e sovrasta fisicamente e tatticamente gli avversari che non sanno più cosa stia succedendo: i nerazzurri hanno cambiato faccia e la Fiorentina può solo rifugiarsi in difesa e respingere gli attacchi sempre più insistenti della squadra di casa. Probabilmente il primo tempo dell’Inter visto contro la Fiorentina nell’anticipo della sesta giornata di Serie A è stato il più bello della stagione, davanti a quello disputato contro il Torino, sempre in casa, alla seconda di campionato. La squadra nerazzurra vive di fiammate, detiene il possesso del pallone e aspetto che uno dei suoi giocatori crei l’occasione giusta. Una trama di gioco fatta di accelerazioni e passaggi che portano gli uomini di Spalletti facilmente in area di rigore avversaria. Ma la Fiorentina è fortunata perché se la qualità dei giocatori dell’Inter resta indiscutibile, è discutibile la gestione del pallone negli ultimi 15 metri di campo. Appena Icardi e compagnia giungono in prossimità dell’area di rigore di un Lafont che sa osare e sbagliare una moltitudine di passaggi, il cervello si spegne e le manovre finali sembrano improvvisate. Fino alla mezzora l’Inter, di fatto, sosta e campeggia nella metà campo avversaria: possesso palla doppio rispetto a quello avversario. Poi il calcio di rigore che porta l’Inter in vantaggio. L’aiuto di Victor Hugo, che non tiene le mani dietro la schiena come ogni difensore di Serie A che si rispetti dovrebbe fare, resta decisivo per la finalizzazione di manovra che l’Inter non riusciva a trovare. Tra telecamere, zoom, stop e replay continui anche un tocco lieve non passa inosservato e Icardi trasforma il rigore nonostante Lafont indovini la direzione. Quello che traspare dal primo tempo dei nerazzurri è la facilità e la voglia di pressare. Il pressing, infatti, è attuato molto bene e Nainggolan riesce a fare diga su Veretout impedendo, di fatto, una facile costruzione di gioco per i ragazzi di Pioli che, comunque, non mollano, non si demoralizzano e non si tirano indietro. Entrambe le squadre vengono accomunate dalla costruzione del gioco dalla propria trequarti. Forse la Fiorentina anche più in basso, più vicino a Lafont. I migliori dei primi 45 minuti in casa Inter si identificano in Mauro Icardi che, rete a parte, si propone ai compagni, appoggia e collabora, e in Antonio Candreva che sembra aver azzeccato la sua negazione nei confronti dell’offerta arrivata dal Monaco nel corso del calciomercato estivo. L’ex Livorno sembra essere riuscito a trovare una dimensione adatta grazie all’affiattamento maturato con il compagno di fascia Danilo D’Ambrosio, cresciuto nelle prestazioni e nella condizione con il numero 87.
ANALISI SECONDO TEMPO - Il secondo tempo, invece, sorride di meno all’Inter che da la sensazione di rilassarsi troppo. Diversi errori di impostazione, infatti, pervadono il centrocampo disegnato da Luciano Spalletti. Brozovic perde palla ingenuamente così come Vecino. I due mediani e creatori dell’azione levano ai nerazzurri dei punti di riferimento, levano un filtro fondamentale per lo sviluppo che permette alla Fiorentina di uscire fuori e ritornare quella dei primi minuti del primo tempo. In collaborazione con Skriniar, il croato e l’uruguagio permettono la nascita del calcio d’angolo da cui scaturisce la rete fortunosa di Chiesa. Sugli sviluppi, infatti, un errore di Nainggolan permette alla Fiorentina di fermare la ripartenza avversaria. Veretout vince il contrasto con il belga che non riesce ad imprimere la sua cattiveria e la sua voglia di avere il pallone tra i piedi: il finale dell’azione si conosce. Ecco che l’Inter va in sofferenza. Fuori Simeone, letteralmente messo sotto da De Vrij e Skriniar, ed entra l’ex Juventus Pjaca che sbilancia in avanti la Fiorentina ma l’Inter non ne approffitta e sciupa diverse occasioni importanti. Asamoah subìsce le volate di Chiesa che, oltre ad aver mostrato il suo talento, mostra un brutto lato di sé rivelandosi la seconda brutta copia di Neymar andando costantemente, anche troppo, a terra. Il ghanese rischia anche l’espulsione ma Mazzoleni lo grazia valutando la non volontarietà e vedendo che l’ex Juve e Udinese non avesse alcuna intenzione di mandare per terra il talento fiorentino. Ma l’Inter non crolla. Dimostra di essere cresciuta dal punto di vista del carattere, ha resistito ed ha segnato il gol vittoria nel momento più difficile. Simbolo della resistenza interista e della convinzione di non doversi arrendere resta Milan Skriniar. Nonostante sia stata sua la deviazione decisiva per il pareggio a inizio ripresa della Fiorentina, la sua mentalità non è cambiata. Corre, lotta, va a contrasto senza timore, blocca le avanzate avversarie e dimostra come lo slovacco sia maturato e sia definitivamente insostituibile al centro della difesa. La partita diventa difficile per entrambe le squadre intorno al 70’ e le energie iniziano a mancare con le scelte dei cambi che diventano decisive. Ecco perché Spalletti opta per Keita Balde che dovrebbe spaccare la partita, approffittare degli spazi che l’ex Lazio tanto ama attaccare. Poi altre proteste: Politano che di spalla si gioca un pallone con Chiesa che cade e chiede un rigore difficile da assegnare. Arriva all’improvviso il secondo vantaggio dell’Inter, con una fiammata. La palla finisce sui piedi di D’Ambrosio dopo una ripartenza proprio di Keita che batte una rimessa laterale sul compagno numero 33. Solitamente sarebbe successo il contrario ma, a volte, variare può solo giovare. L’ex Torino duetta meravigliosamente con Icardi e arriva il 2-1.
ANALISI FINALE - L’Inter vince la partita ma dimostra come sia ancora in atto la partita contro il suo avversario più forte: l’Inter stessa. Gli errori individuali potevano costare caro, carissimo, soprattutto se vengono messi a braccetto con il crollo del secondo tempo, il picco delle difficoltà nerazzurre: gestione del pallone incomprensibile e incomprensioni tattiche di vario tipo. Manca la brillantezza e resta un fattore che Spalletti dovrà dimostrare di saper migliorare se vuole competere per tutto il prosieguo del campionato nelle zone alte della classifica. Resta la consapevolezza che l’Inter è sì bipolare ma le qualità dei suoi giocatori non mancano e presto emergeranno definitivamente. Magari in un Perisic che deve certamente fare di più se viene comparato al giocatore visto nella scorsa prima parte di stagione o al Mondiale in Russia.
Per l’Inter, ora, testa al prossimo match di San Siro contro il Cagliari.