Prima o poi doveva succedere. Dopo ben sette anni di onorata carriera, la BBC sta per chiudere i battenti, lasciando un vuoto difensivo ad oggi incolmabile nello scacchiere tattico azzurro. Nella sfida di ieri contro la Svezia, persa a causa di un fortunoso seppur glaciale goal di Johansson, l’assetto a tre formato da Barzagli, Bonucci e Chiellini ha mostrato evidenti ed inequivocabili segni di rottura, che come note stridenti hanno colpito il cuore di quei tifosi ancora abituati a vedere i tre danzare leggeri sul rettangolo verde di gioco, intuendo più che comprendendo l’uno le intenzioni degli altri due. Nato grazie ad un’intuizione dell’allora tecnico bianconero Antonio Conte, il “triumvirato sportivo” ha praticamente fatto le fortune della Juventus per sei anni consecutivi, elevando al grado di top player i tre interpreti difensivi, tutti abili in un atteggiamento difensivo specifico ma bravi comunque ad armonizzarsi durante tutti i novanta minuti.

Certo, nella debacle in terra scandinava le colpe dei difensori centrali sono relativamente poche, ma vedere spesso la fatica nelle gambe e nella mente di chi aveva abituato il calcio italiano a ben altre prestazioni ha di fatto sentenziato la fine di un mini-ciclo, vincente a livello di club ma purtroppo poco fortunato con la casacca azzurra. Con l’Italia infatti, superata la bella ma infruttuosa era Conte, la BBC non ha mai più impressionato, costringendo Ventura ad altre soluzioni tattiche non sempre fortunate: il 4-2-4 non ha infatti convinto, la difesa a tre senza uno dei suoi interpreti di maggiore spessore ha messo negativamente in luce i limiti dei restanti: Bonucci è spesso apparso spaesato e lontano parente del geometrico compasso capace di illuminare Giaccherini con un lancio che, negli scorsi Europei, portò al primo goal del Belgio, Barzagli e Chiellini hanno invece mostrato segni di cedimento fisico normali ma repentini, troppo.

Contro la Svezia, le difficoltà dei tre in fase di possesso non hanno agevolato la manovra azzurra, frenata dalla mancanza di idee nella sua fase germinale ma comunque povera quando gli avversari lasciavano spazi aperti. Il forte pressing degli svedesi in alcuni momenti di match, compassando la linea a tre, ha costretto i nostri ad arrancare, spingendoli agli straordinari e costringendoli a far leva più sulle abilità personali che sull’armonia di gruppo. A questo punto, analizzare i motivi di tale disastro sarebbe superfluo e ridondante, con gli stessi praticamente sotto gli occhi di tutti da quel “maledetto” giorno in cui Bonucci ha scelto nuovi stimoli al Milan, lasciando le due colonne d’Ercole bianconere senza il loro Ulisse. Un allontanamento improvviso e drammatico, che ha rotto il cosiddetto giocattolino e che ha fatto ovviamente il pari con il naturale declino fisico di chi, per anni ed anni, ha giocato ad altissimi livelli.

Ora, pensare già da lunedì ad un’Italia fin da subito priva della BBC sarebbe utopia, non tanto per la mancanza di rincalzi (comunque evidente), quanto per la posta in palio: in una sfida dove l’obiettivo minimo e massimo dovrà essere quello di segnare e non subire, magari alzando a due il numero di reti, prescindere da atleti esperti e tutto sommato ancora memori delle glorie vissute durante la parentesi bianconera sarebbe un suicidio, una scelta che potrebbe portare più critiche in caso di insufficienze che consensi in caso di positive e coraggiose decisioni. L’Italia, questa Italia, un po’ come se vivesse in un noto romanzo di Italo Svevo, è costretta per la propria salute ad abbandonare la BBC, lo vuole, ma ancora non è pronta a farlo.

Dopo lunedì, Ventura o chicchessia avrà tutto il tempo per trovare una soluzione al problema, pur tenendo presente un fattore imprescindibile, il tempo. Rinunciare alla BBC dovrà infatti portare a scelte immediate e drastiche, considerando il tanto lavoro che ci sarà da fare per prepararsi al meglio in vista di Russia 2018. Procrastinare sarebbe solo dannoso e potrebbe portare, nel peggiore dei casi, all’avvilimento sportivo e sentimentale di quei difensori che dovranno diventare, nel più breve tempo possibile, il futuro della nostra Italia.