"Mattia Perin e gli infortuni - Storia di una carriera travagliata". Potrebbe essere così intitolata un'ipotetica biografia del portiere genoano, considerato uno degli atleti più promettenti del nostro calcio ma spesso costretto ai box per dei dolorosi incidenti di percorso. Nonostante i tre gravi stop, il portierone azzurro non ha mai mollato, incassando il favore dei suoi tifosi e del Genoa, che da circa dieci stagioni scommette su di lui nonostante qualche parentesi in prestito. Intervistato in esclusiva da Il Secolo XIX, Perin non smette di ringraziare il club, fissando gli obiettivi per la prossima stagione.
"Dopo anni un po' turbolenti, ho trovato il mio equilibrio - dice - ed il merito va alla mia famiglia ed alla mia fidanzata Giorgia. Mi sento pronto per fare il capitano. Con l’aiuto dei compagni che sono qui da tanto. Perché in 10 anni di Genoa ho imparato che un leader da solo non può fare nulla, se non ha intorno un gruppo forte che lo aiuta". Dieci lunghi anni, ricchi di episodi belli e significativi. E, a proposito di ricordi, Perin ne porta due alla mente, considerati fondamentali e particolarmente indicativi: "Mi vengono in mente due episodi, quelli che mi hanno cambiato la vita. Il tiro di Pepito Rossi, in quel momento ben pochi credevano in me. Pensavano fossi troppo acerbo, per fortuna lo staff tecnico di allora ebbe fiducia in me, in particolare Gianluca Spinelli. E poi la parata su Pellissier in una gara con il Chievo che vincemmo 2-1 in casa. In quel momento mi scrollai di dosso tutti i problemi e la maglia che portavo sulle spalle mi sembrò di colpo molto meno pesante. Cancellai timori e paure, da lì è cominciata la mia carriera".
Passaggio obbligato, poi, sulla sua investitura di capitano, fortemente caldeggiata dal tecnico Ivan Juric, che ha sempre scommesso sul suo numero 1: "Ringrazio il mister per la fiducia, mi sento pronto per essere punto di riferimento, per essere trascinatore ed esempio. Ma fin dai tempi del mio primo capitano, Marco Rossi, ho capito quanto sia fondamentale avere un gruppo unito e forte. Qui conto sull’aiuto di ragazzi di esperienza come Veloso, Rigoni, Gentiletti, Palladino e Bertolacci. Ne ricordo alcuni, senza fare torto agli altri. Conoscono il Grifo, sanno cosa significa".