Tanto rumore per nulla, o se preferite è successo di tutto affinchè non succedesse nulla. Salvo ulteriori colpi di scena che sembrano tuttavia ben lontani dalla possibilità che accadano, il Palermo non cambierà proprietario e resterà nelle mani di Maurizio Zamparini. Il tutto dopo mesi di travaglio, di attese e soprattutto di una trattativa che sembrava ormai sul punto di sbocciare nel tanto atteso closing, ma che alla fine sembra pronta a concludersi con un nulla di fatto che, alla fine dei conti, non accontenta nessuno. Non accontenta lo stesso Zamparini, il quale si augurava di accettare un'offerta congrua dal suo punto di vista e che alla fine si ritrova ancora con una società in difficoltà economiche e con tante grane da risolvere tra le sue mani. Non accontenta Paul Baccaglini e il fondo che lo ha scelto come presidente-portavoce, che dopo una lunga e travagliata trattativa condotta tra Londra e persino Mosca - condita da un'offerta che comunque aveva un discreto valore - se ne torna negli States con le pive nel sacco e senza aver concluso nulla di concreto. E soprattutto non accontenta i tifosi del Palermo, i quali confidavano in una nuova era dopo stagioni di grandi delusioni che rendevano praticamente vano quanto fatto dall'attuale proprietà nei suoi primi anni di gestione, tra l'Europa raggiunta più volte e sogni di gloria vissuti ad occhi aperti.
Ma cosa è successo realmente in questi ultimi giorni carichi di tensione, e giunti al culmine con quello che sembra ormai essere prossimo a diventare un grande bluff, anche se di bluff c'è davvero poco? Sull'interruzione della trattativa c'è - e non poteva essere altrimenti - lo zampino di Maurizio Zamparini, il quale ha stabilito che l'offerta avanzata da Baccaglini e dagli altri vertici della YW&F Global Limited non fosse sufficiente a convincerlo a mollare il timone di una barca che continua a dondolare tra le onde, senza il men che minimo spiraglio di proseguire la propria navigazione in acque più tranquille. La società americana le ha tentate tutte per convincere l'imprenditore friulano, arrivando a proporre una cifra che si aggira intorno ai 70 milioni da versare nelle sue casse. Quaranta di questi milioni sarebbero serviti per colmare i debiti che lo stesso Zamparini aveva maturato negli ultimi anni di gestione del Palermo calcio, nonostante le ultime annate avevano portato ad una netta opera di spending review, al cospetto di introiti importanti arrivati proprio dal mercato, come gli oltre 30 milioni incassati per la partenza di Paulo Dybala alla volta della Juventus, e altre cessioni di rilievo come quella di Vazquez al Siviglia.
Stando ai calcoli fatti dai vertici della YW&F Global Limited, ammontava a circa 30 milioni di euro il valore dato all'Unione Sportiva Città di Palermo. Una cifra di certo non da buttar via, considerando che lo stesso Zamparini, nella torrida estate del 2002, lo aveva prelevato dalla famiglia Sensi per una cifra vicina ai 15 milioni di euro da versare in tre soluzioni annuali. Quindi un valore che è raddoppiato nel giro di 15 anni, anche se a dire il vero il club ha avuto una valutazione decisamente maggiore non più tardi di 4-5 stagioni fa, quando a Palermo si lottava per l'Europa e c'erano giocatori di grande livello a far sognare la tifoseria. Già, quella tifoseria che ora sembra aver perso non solo la pazienza, ma anche la speranza di veder fiorire nuovamente qualcosa di importante per quanto riguarda il calcio nel capoluogo siciliano. La gestione scellerata nelle ultime stagioni ha fatto il resto, in particolare con l'ingresso in pianta sempre più stabile di alcuni collaboratori provenienti dalla penisola balcanica (in particolare Davor Curkovic e Vlado Lemic), giunti inizialmente a Palermo come procuratori di calciatori arrivati in rosanero e divenuti prima consiglieri disinteressati e poi personaggi con un'ombra sempre più lunga sul club di viale del Fante.
Cosa potreebbe succedere adesso al Palermo, visto che la trattativa tra Zamparini e il fondo americano sembra destinata a svanire nel nulla? In primis la società resterebbe nelle mani dell'imprenditore friulano, con i soliti 40 milioni di euro di debiti nei confronti di aziende, fornitori e (per nulla) dulcis in fundo i già menzionati consiglieri slavi, i quali vantano un discreto credito nei confronti del proprietario del club di viale del Fante anche per questioni non per forza inerenti al calcio. Questi debiti verrebbero parzialmente ridotti grazie ai 25 milioni incassati grazie al tanto chiacchierato 'paracadute', premio della FIGC legato alla recente retrocessione dei rosanero in serie B. Resterebbero 15 milioni di euro da avere tra le mani per azzerare il debito: 3 di questi arrivano dalla recente cessione di Bruno Henrique al Palmeiras, si spera in un incasso complessivo di circa 20 milioni per le partenze dei vari Rispoli (sul quale ci sono almeno 3-4 formazioni di serie A), Goldaniga (il Genoa ha incontrato il suo agente), Gonzalez (che dopo la Gold Cup firmerà con il Bologna) e soprattutto Nestorovski: il bomber macedone è ancora seguito in particolare dalla Fiorentina, che sta cercando nuove punte nel caso in cui si concretizzino le cessioni dei vari Kalinic e Babacar, ma occhio anche alle piste russe e di Premier League per il numero 30 rosanero.
Tuttavia, bisognerà anche andare oltre questa stagione, in cui gli incassi saranno importanti (in particolare il paracadute oltre alle suddette cessioni) ma non dureranno a lungo. E soprattutto qualora non dovesse concretizzarsi l'immediato ritorno nella massima serie, per il Palermo si andrebbero a prospettare tempi a dir poco grigi. Anche perchè, come si è appena detto, ad una netta diminuzione delle entrate andrebbe a corrispondere un ammontare di uscite che sarebbe praticamente uguale alla stagione precedente. Subentrerebbero ulteriori 15 milioni relativi al paracadute, previsti proprio in caso di mancata immediata promozione in serie A, ma basteranno? Difficile. Per questo motivo, il dissesto economico e il conseguente fallimento, con ripartenza dalle serie minori, non è poi da escludere tra non più di un anno.