Una stagione fantastica, storica. Non ci sono aggettivi migliori per descrivere l'annata dell'Atalanta guidata da Gasperini, in panchina, e da Gomez, in campo, nella Serie A 2016-17 e sono gli stessi che utilizza anche Antonio Percassi, il presidente di questa fantastica realtà, in una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport

"A volte penso di essere su Scherzi a Parte", esordisce il presidente bergamasco parlando della classifica che li vede solo alle spalle di Juventus, Roma e Napoli. La svolta della stagione è accaduta proprio contro una delle tre squadre che gli è arrivata davanti, quella partenopea, in una delle partite più sentite della stagione dal popolo orobico:  "Gasperini mi disse che voleva lanciare alcuni giovani. Dovevamo giocare contro il Napoli che aveva appena fatto un partitone col Benfica in Champions. Gli ho detto: 'Ma è sicuro? Se va male, si rischia di bruciare i ragazzi'. Ha avuto ragione il mister". E' proprio il Gasp uno dei maggiori artefici di questa grandiosa stagione, eppure ad inizio stagione la squadra non sembrava volerlo seguire ed ad un certo punto la sua panchina sembrava anche in pericolo, ma la dirigenza atalantina non lo ha mai abbandonato: "Abbiamo sempre creduto nel nostro allenatore, grazie a lui a Bergamo non si è mai visto giocare così bene. Ricordo che il mercoledì prima del Palermo ho detto alla squadra: 'Chi non gioca da Atalanta, non mette più piede qui dentro'".

Il secondo punto fermo della stagione della Dea sono stati sicuramente i giovani, molti prodotti direttamente dal vivaio bergamasco, uno dei più floridi d'Italia: "Puntiamo soprattutto sull’educazione dei ragazzi, è una delle prerogative del nostro vivaio. Per dire: quando sono a tavola devono comportarsi bene, non urlare o fare casino. Siamo durissimi con chi sgarra. A volte telefono per informarmi se tutto va bene. Del resto ho giocato con Scirea, so cosa vuol dire educazione". 

L'attenzione però è già al prossimo anno, senza staccare i piedi per terra e pensando sempre passo dopo passo: "L'obiettivo del prossimo anno? La salvezza, non dobbiamo perderlo di vista. Stiamo con i piedi per terra: il doppio impegno sarà qualcosa di rischioso, visto cosa è successo al Sassuolo. Noi siamo pronti, ma la priorità resta il campionato. Non dobbiamo rompere il giocattolo". Quest'ultimo concetto è fondamentale nello spirito atalantino, non bisogna strafare rischiando di rovinare ciò che si è faticosamente creato e per questo motivo non ci saranno follie sul mercato, che comunque ha già visto arrivare giocatori internazionali come Cornelius e Gosens: "Non faremo follie, il monte stipendi, oggi di 30 milioni per la prima squadra, al massimo aumenterà del 20 per cento. Dobbiamo avere i conti in ordine, c’è la volontà di migliorare la squadra ma oltre certi limiti non possiamo andare perché l’Atalanta ha raggiunto il giusto equilibrio e non abbiamo alcuna intenzione di rompere il giocattolo. L’Europa League ci porterà 7­8 milioni, è vero, ma noi dobbiamo anche pensare agli investimenti già messi in campo: 10 milioni per migliorare il centro di Zingonia e 40 milioni, compresa l’acquisizione e la demolizione dell’area, per il nuovo stadio che sarà pronto tra tre o quattro anni". 

Proprio il nuovo stadio è il fulcro del progetto Atalanta, assieme come sempre ai giovani italiani. Il presidente Percassi si dice soddisfatto dell'accordo concluso con il comune, "anche se non ci ha dato nemmeno un mq in più di area commerciale all'esterno", però per quest'anno l'Europa League la giocherà a Sassuolo, al Mapei Stadium:  "E' un peccato.. Verona, San Siro e Reggio Emilia erano le tre ipotesi. Il Sassuolo è stato molto disponibile, è stata una buona scelta. Sono sicuro che avremo lo stesso il sostegno dei tifosi".

Parlando di tifosi, tante preoccupazioni dei supporters orobici sono sulla permanenza di giocatori chiave come Conti e Gomez, soprattutto dopo la partenza di Kessie verso il Milan. Percassi, però, si mostra tranquillo: "Conti? Ha altri quattro anni di contratto, se qualcuno si fa avanti... Comunque gli consiglierei di stare un altro anno all’Atalanta, magari va alla Juve e finisce col giocare poco. Lo stesso Caldara me l’ha detto: voglio stare un altro anno, ora non mi considero pronto per la Juve". Discorso simile anche per il Papu Gomez, che seppur non più giovanissimo, è molto ambito: "Anche lui ha tre anni di contratto, non è stato fatto nessun ragionamento finora. Vedremo. Ma non credo che voglia andare in una squadra qualsiasi e adesso c’è l’Europa...".