Mattia Perin è sicuramente uno dei portieri più promettenti del panorama calcistico italiano, ma è anche uno dei più sfortunati. Solo poco tempo prima dell'Europeo si è infatti infortunato gravemente al crociato (dopo aver già superato un fastidioso problema alla spalla nel corso della stagione), cosa che lo ha costretto a saltare il finale di stagione con il Genoa e a perdere la rassegna francese. Alla Gazzetta dello Sport il portierone parla anche del suo ruolo in rossoblù (dove non troverà più Gasperini, ma il nuovo mister Juric), del suo passato e del suo futuro.
Muñoz gliel’ha pagata una cena per quel contrasto fortuito?
"No, ma si è scusato, sono cose che capitano, spero di fare con lui altre battaglie".
Più dura la riabilitazione, l’addio all’Europeo o seguire l’Italia dal divano? "Tutte e tre le cose: la riabilitazione è stata pesante; l’aver perso la Nazionale una ferita dopo la fatica per recuperare dall’infortunio alla spalla, e dal divano ho sofferto, ma i miei compagni sono stati grandi. Recupero lampo? Diciamo che unendo un chirurgo come il professor Mariani, un centro come Villa Stuart e tanto sudore è stato più rapido dei tempi standard."
Nel suo futuro ora ci sono Ventura e Juric.
"Io dovrò solo lavorare duro per mettere in difficoltà il c.t. nelle scelte; Juric l’ho avuto nella Primavera: ha idee chiare e carattere forte, se lo seguiamo faremo bene, il Genoa non merita di lottare solo per la salvezza. ".
Azzurro, ma tanto rossoblù: è difficile essere una bandiera a 23 anni?
"Io mi sento un leader dello spogliatoio per tutti gli anni passati qui e quello che do in campo. Altrimenti vorrebbe dire che ho lasciato poco di me".
Perin parla del suo idolo, Buffon: "Da piccolo lo imitavo anche nei guanti o nei capelli, poi crescendo ognuno trova il proprio stile. Dopo ogni allenamento con lui imparo sempre qualcosa: Gigi conserverà giustamente la maglia azzurra fino ai prossimi mondiali".
Buffon è il suo idolo, pure lui ha fatto degli scivoloni come il "boia chi molla", ma la sua replica alle provocazioni dei tifosi del Frosinone, con le violenze di Vallecorsa è stata terribile...
"Mi scuso ancora con chi si è sentito offeso da quella frase, non avrei mai dovuto citarla anche perché non ne conoscevo bene la gravità storica. Ho sbagliato. A me e famiglia è stata augurata la morte...Però dovevo stare calmo, siamo personaggi pubblici e non possiamo permetterci certe scivolate".
Il portiere del Genoa racconta parte della sua storia: "La mia famiglia è semplice, come me: aveva un bar e io aiutavo facendo cappuccini, sia da piccolo per guadagnarmi la paghetta, sia quando ero già in A. Vedevo le difficoltà. Senza calcio avrei fatto fruttare gli studi magistrali, poi a Pescara ho capito che solo il duro lavoro ti ripaga. Nel calcio e nella vita".
Ci vuole più coraggio a scusarsi dopo un errore, come ha fatto lei, o a lanciarsi con il bungee jumping?
"Sbagliare e scusarsi non è difficile, è anzi un importante percorso di crescita; buttarsi da 200 metri con il bungee jumping sì. È pazzesco. Al confronto un lancio con il paracadute è una barzelletta".
Futuro? "Ognuno cerca di fare i propri interessi, ma ora non è proprio il momento di lasciare il Genoa: sento di potergli dare ancora molto, ma non posso ovviamente sapere se ci resterò a vita. Il Genoa è una piazza che non merita di lottare per la salvezza".