Jonathan Biabiany ha rilasciato un’intervista all’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” nella quale parla del problema cardiaco che lo ha tenuto fermo per tutta la scorsa stagiona: " Cesena-Parma, 31 agosto 2014? Il giorno prima di scoprire l’aritmia. Sostituito a qualche minuto dalla fine, routine: nessun sintomo, niente di niente. Doppio choc: niente Milan e il cuore ballerino. La prima cosa che chiesi fu: 'Starò di nuovo bene?', il calcio fu un pensiero successivo. Il professor Carù mi tranquillizzò subito, ma spiegandomi che sarebbe servito tempo. Otto mesi abbondanti: Anzitutto di pareri medici: cinque specialisti italiani e da ognuno test, esami, riscontri. Alcuni positivi, altri negativi: non si finiva più. Finché non sono andato a Boston dal professor Baggish. Baggish non sapeva neanche chi sono: assolutamente super partes, eppure mi ha detto le stesse identiche cose di Carù, togliendomi anzitutto ogni dubbio di salute. Un parere definitivo: ora sento di avere lo stesso profilo di rischio di una qualsiasi altra persona. Non mi ero mai detto 'Non giocherai mai più', perché mi avevano sempre detto solo 'Devi riposarti'. Ogni tanto penso che ho fatto un anno di vacanza non programmata e mi sono allungato la carriera. Penso che quando tornerò sarò più fresco: in fondo non ho corso poco nella mia carriera". 

Biabiany si sta allenando in casa Inter: “Per me è come una mamma, in nerazzurro infatti sono sempre stato trattato come un figlio ed ora mi alleno ad Interello, anche se non ho ancora firmato alcun contratto, Devo dire che di club interessati a me ce ne sono ma la mia priorità adesso non è strappare un accordo quanto tornare ad essere un calciatore. Con Mancini ho già lavorato quando ero nella Primavera azzurra però, ed il suo gioco è molto congeniale alle mie caratteristiche. Se dovessi firmare con l’Inter per poi andare in prestito non sarei contento, voglio un club con cui restare per molto tempo, entro un mese saprò”.

Il francese infine parla di come la sua vita sia cambiata anche al di fuori dell’ambito professionale: “Dopo certi avvenimenti guardi alle cose con occhi diversi, dai più peso a certe cose. Mi sono goduto la famiglia come non facevo da tempo e ho dedicato maggior tempo a coloro che amo. Il mio week end era il lunedì e ho scoperto com’è quello vero, oltre a sperimentare la bellezza di avere la domenica libera. Inoltre ho fatto il papà a tempo pieno di Kelis e Joyce, 3 ed un anno e mezzo rispettivamente, e ho imparato pure a cucinare. E soprattutto non dirò mai più: “Corro finché le gambe me lo permettono”, ma “Corro finché il cuore me lo permette”.

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