Lo Zamparini che non ti aspetti. Il disastro e la serie B. Il solito valzer di panchina, privo di logica continuità. Parte Beppe Sannino, uomo di campo, uomo di calcio. Con una squadra mal costruita e spezzata durante l'estate. Il mercato come giocattolo del Presidente. Dura poco. E allora si cambia. Pronto Gasperini, allenatore d'attacco. Il meno adatto a plasmare una squadra destinata a lottare nel fango della zona retrocessione. Niente da fare. Pronto Malesani. Malesani chi? Tre giornate, senza perdere, ma non basta. C'è un Gasperini di ritorno. Dura di più. Non molto di più.
Se ne va anche lui e, pensa un po', il nuovo è ancora vecchio. Beppe Sannino. Si siede ancora lì dove aveva iniziato. Da un'identità ai rosanero, lasciando presagire che una permanenza alla guida della squadra avrebbe portato a una salvezza certa, ma non basta. A restare nella massima serie è il grifone di Preziosi, un altro che dovrebbe riflettere e non poco. Serie cadetta quindi, senza ovviamente Sannino, aldilà delle smentite di rito. Ma il colpo di scena arriva qui. Perché la scelta ricade su Rino Gattuso.
L'ex guerriero di Milanello è pronto a sbarcare al Barbera per guidare il Palermo. Lui, quest'anno già sulla panchina del Sion per dieci giornate, nel ruolo di allenatore-giocatore, è disposto a rescindere con la società svizzera con cui ha ancora un anno di contratto, tornando così in Italia, a casa sua. Ringhio, il ringhio, per una piazza calda come Palermo. Un lottatore negli inferi della B. Già in orbita Milan, lui simbolo della Milano rossonera, icona del motto “il Milan ai milanisti”, rientra in Italia dalla porta secondaria, in attesa magari di salire, perché no con il Palermo, nel calcio che conta. Magari trovandosi al cospetto tra un anno di un Seedorf o di un Inzaghi. Vederli stringersi la mano e accomodarsi in giacca e cravatta non sarà facile, dopo averli visti trofei alla mano conquistare il mondo.