Da attore non protagonista del sistema dei Golden State Warriors ad un ruolo di primissimo piano nei nuovi Dallas Mavericks. L'evoluzione della specie, del giocatore Harrison Barnes, non spaventa affatto il protagonista della storia. Scartato dalla squadra vice campione NBA per far posto tecnicamente ed economicamente all'arrivo di Kevin Durant, l'ex ala di North Carolina si sente pronto per ottenere la sua vendetta, sul campo, contro la sua ex squadra. A partire già da stanotte. Un nuovo inizio quello in maglia Mavericks, non senza fisiologiche difficoltà per una squadra assemblata ex novo quest'anno e che, fino ad oggi, ha dovuto fare a meno di Dirk Nowitzki, il faro e la chioccia del gruppo.

Per la prima volta Barnes si è trovato di fronte ad un bivio. Diventare la prima scelta assoluta in attacco di una squadra oppure continuare a recitare una parte di secondo piano, da comprimario. La risposta è stata eloquente, quasi definitiva: gli oltre ventidue punti di media a gara, con oltre il cinquanta percento dal campo, potrebbero già appieno aver giustificato l'investimento fatto dalla dirigenza dei Mavericks nei suoi confronti. Tuttavia, l'ex Tar Heels non si accontenta ma rilancia, tornando inoltre così sulla sua parentesi in maglia Warriors, con uno struggente racconto dell'addio vissuto in estate.              

"Dopo la sconfitta in gara 7 le emozioni erano ovviamente tante. Tante persone erano deluse e frustrate. E' normale, avevamo appena perso un titolo NBA dopo aver guidato 3-1 la serie. Sapevo che qualcosa sarebbe successo se avessimo perso quella serie, e così è stato. Non posso dire di quel che è successo di essere rimasto sorpreso. Tuttavia è sempre difficile, però, metabolizzare quel che succede attorno a te. In due minuti sei passato da organizzare la parata dei campioni NBA a sentirti dire "grazie per quel che hai fatto". E' un cambiamento enorme, ma devi mettere da parte la delusione al termine della giornata. Ho preso la decisione di venire a Dallas con molta consapevolezza e non guardo più alle mie spalle, ma solo avanti".   

Già, avanti. A tal proposito, dopo il pessimo inizio di cinque sconfitte di fila, i Dallas Mavericks si sono parzialmente ripresi con due vittorie di fila, l'ultima delle quali in casa dei Lakers dell'ex coach di Barnes ai Warriors Luke Walton. Da un ex all'altro, quasi uno scherzo del destino. Barnes e Bogut torneranno nella prossima gara da avversari alla Oracle Arena, affrontando proprio Stephen Curry e compagni. Dieci punti di media con la maglia dei Warriors, più del doppio con Carlisle in panchina. Ovviamente un diverso stile di gioco.  

"Ci sono molte opportunità per me. La concezione dell'attacco è differente rispetto a Golden State, così come è diverso il mio ruolo. E' impossibile da paragonare con ciò che sto facendo. C'è la possibilità qui di fare cose molto diverse, di prendere molti più tiri ed essere anche al centro del gioco e degli schemi. Mi piace molto. Come giocatore guardi sempre a ciò che puoi fare, a dove puoi arrivare. Alla fine della carriera voglio guardare dietro e dire di essere stato capace a fare tutte queste cose nell'arco della mia carriera e di essere diventato un tipo di giocatore piuttosto che un altro. Sto avendo una possibilità di cambiare, di imparare e di ottenere ulteriore esperienza. Abbiamo avuto una partenza difficile, ma sto guardando avanti così come lo sta facendo la squadra".   

Guardandolo giocare in campo stanotte contro i Lakers, la versione di Harrison Barnes scesa in campo è sembrata decisamente più matura e spavalda rispetto a quella apparsa impaurita nelle scorse Finals. Chi non ha mai dubitato di lui è Andrew Bogut, che ha vivamente consigliato l'acquisto di Barnes alla dirigenza dei Mavs: "Avete l'opportunità di avere uno dei migliori gioactori del mondo, non fatevelo scappare". Così è stato. Se le capacità offensive di Barnes rappresentavano ancora un'incognita che va man mano svanendo, le sue immense qualità difensive saranno molto utili alla causa di Carlisle. Chissà che a San Francisco qualcuno non abbia sottovalutato fin troppo l'importanza del giocatore Barnes negli equilibri di squadra.  

Infine, in vista della gara di stanotte, l'ala chiosa così: "A volte le cose vanno così. E' questione di business. E non è qualcosa che ti fa male eccessivamente dal punto di vista emozionale, ma quando perdi e ti dicono "grazie, ma stiamo procedendo in direzioni differenti", fai le tue valutazioni e saluti, voltando le spalle al passato".