Sono i campioni nazionali in carica delle coppie d’artistico in Spagna e rappresentano la propria nazione anche nei campionati più importanti: parliamo di Laura Barquero e Aritz Maestu, una coppia di recente formazione, si allenano insieme da poco meno di un anno. I risultati ottenuti in poco tempo però lasciano immaginare un bel futuro per i due, che sono all’inizio di questo nuovo percorso insieme e che quest’anno culminerà al Mediolanum Forum di Milano con l’appuntamento più importante per loro: i Mondiali di pattinaggio.
Carichi per i prossimi mondiali, Laura e Aritz (quasi 18 anni lei e 27 lui), sono forti anche dei bei risultati ottenuti nelle precedenti competizioni: hanno chiuso con l’undicesimo posto gli Europei di Mosca al loro esordio come coppia ottenendo anche il loro personal best e si sono proclamati vincitori del recentissimo trofeo Challenge Cup, che si è svolto questo fine settimana a L’Aia, in Olanda.
I due giovani pattinatori hanno lasciato la Spagna per trasferirsi in Italia, dove si allenano all’Ice Lab di Bergamo, una meravigliosa struttura che accoglie anche i più grandi nomi del pattinaggio italiano (Valentina Marchei e Ondrej Hotarek, tra gli altri). È proprio alla pista da ghiaccio bergamasca che Vavel li ha incontrati: i ritmi sono serratissimi e, tra un allenamento e l’altro, i due ragazzi hanno dedicato qualche minuto della loro preziosa pausa per raccontarci la loro storia, la loro quotidianità ed i loro sogni. La stanchezza e la fatica del duro allenamento hanno però sempre lasciato spazio a grandi sorrisi, che ci hanno accolto e ci hanno accompagnato nella nostra giornata all’Ice Lab e durante tutta l’intervista, in cui abbiamo avuto modo di conoscere Laura e Aritz professionalmente e umanamente.
Da campioni nazionali, avete avuto accesso agli Europei. Quali sono state le sensazioni della vostra prima competizione continentale come coppia?
Aritz: Abbiamo lavorato un anno intero senza fermarci praticamente mai per poter arrivare al meglio a Obersdorf per la qualificazione olimpica. Quest’ultima alla fine non è arrivata, ma noi abbiamo continuato a lavorare per l’Europeo, dove abbiamo fatto un buon lavoro. Abbiamo dato il meglio che potevamo e siamo chiaramente molto contenti. Abbiamo tanta voglia di continuare così ed ora continuiamo ad essere concentrati per prepararci al mondiale.
Laura: Sì, siamo molto contenti e abbiamo tanta voglia di continuare a lavorare. Perché ovviamente, i bei risultati ti fanno venire voglia andare avanti e di dare il meglio che puoi.
Proprio il Mondiale ormai è alle porte: come vi state preparando sia fisicamente che mentalmente? Tra l’altro è quasi un mondiale “di casa”, visto che ora vivete e vi allenate a Bergamo.
L: Io non ho mai partecipato ad un mondiale, quindi sono elettrizzata, abbiamo tanta voglia di fare. Sarà una nuova esperienza e stiamo lavorando tantissimo per poter ottenere il miglior risultato possibile.
A: Io nemmeno ho mai partecipato ad un mondiale. Sarà sicuramente una gara difficile, perché parliamo dei mondiali dopo le Olimpiadi invernali. Quindi tutti saranno carichi, noi daremo il meglio e per il resto non possiamo fare nulla di più. Poi certo…ci sentiamo un po’ a casa, dopo un anno qui in Italia, parliamo l’italiano entrambi, usciamo con i ragazzi della pista o anche gente fuori dal pala ghiaccio. Quindi sì, è un po’ come fosse casa.
Perché avete deciso di trasferirvi proprio a Bergamo?
A: Tutto è cominciato quando sono venuto qui con l’altra ragazza con cui facevo coppia. Poi abbiamo deciso di separarci. Poi anche Laura è venuta qui. Io ho visto quello che c’è in Spagna e quello che c’è fuori, questo è uno dei posti migliori d’Europa per potersi allenare. Abbiamo tutto quello di cui abbiamo bisogno, allenatori a nostra disposizione e questo aiuta molto. Inoltre abbiamo due coppie che si allenano con noi, Valentina Marchei e Ondrej Hotarek e Rebecca Ghilardi e Filippo Ambrosini. Anche Matteo Rizzo si allena qui, come Nicole Della Monica e Matteo Guarise. Ogni tanto viene anche Carolina Kostner. Noi non lo sapevamo, un giorno ci stavamo allenando e all’improvviso è arrivata. Ti alleni e la vedi passare…è bellissimo!
L: La mia allenatrice un giorno mi disse che la aveva chiamata la Federazione e mi avevano proposto di venire qui a Bergamo a fare una prova. Così sono venuta e alla fine sono rimasta. Questa struttura è magnifica, ci si può anche allenare con pattinatori che per noi sono un esempio.
Che sensazioni si provano nel condividere gli allenamenti con pattinatori che per voi sono così da esempio?
A: Ti motiva tantissimo e ti aiuta. Parli con loro, stai con loro e impari da loro. Vedi che spingono e danno il massimo, fanno del loro meglio lavorando duramente per stare dove stanno e tu vuoi arrivare lì dove sono loro. Quindi sai che devi arrivarci e per farlo devi lavorare tanto anche tu, come loro.
L: Sì, esatto, ti motiva tantissimo. Noi guardiamo quello che fanno e proviamo ad imparare da loro.
Le difficoltà però ci sono sempre. Nel vostro caso la differenza di età: quanto ha influito all’inizio del vostro percorso insieme? Vi ha mai dato problemi?
L: In effetti fino a luglio scorso non potevamo gareggiare insieme, perché io ero troppo piccola per stare tra i Senior…
A: …ed io troppo grande per stare tra i Junior.
L: Quindi non potevamo stare nella stessa categoria.
A: Però per esempio in Spagna non ci sono nemmeno tanti pattinatori. Ho iniziato a pattinare in coppia, la prima partner era spagnola, poi ho dovuto cercare fuori dalla Spagna. All’improvviso è arrivata Laura, che con l’età era più o meno lì e nonostante ci fossero queste difficoltà iniziali ci siamo detti di provare comunque.
Quindi la Spagna è molto povera in questo senso. Secondo voi perché, a parte Javier Fernández, il vostro paese non riesce ad emergere nel pattinaggio come in altri sport? Cosa manca?
A: Il pattinaggio non è uno sport molto popolare. La gente lo conosce, magari ti dice pure ‘l’altro giorno ti ho visto in televisione’, però ovviamente non sapeva in anticipo che ci fosse. Semplicemente perché non viene annunciato come altri sport. Prima di Fernández, la gente lo vedeva ovviamente, ma solo perché magari capitavano le gare mentre faceva zapping. Non sapevano in anticipo venisse mandato in tv, perché non veniva detto. In Spagna, anche d’estate che la Liga è ferma, lo sport più seguito è il calcio. Quando Javi è diventato campione del mondo, hanno parlato di calcio, calcio, calcio, un po’ di basket, Formula 1, MotoGP e alla fine hanno detto che lui aveva vinto il titolo. Ma questo non solo con il pattinaggio, anche con il badminton per esempio, dove abbiamo vinto il mondiale. Sono sport che restano un po’ al margine, sia a livello mediatico che a livello economico.
L: Certo, non è uno sport che viene seguito. Solo ora che Javier Fernández è campione del mondo, campione europeo, la gente lo conosce di più. Lui è anche mediatico, però prima di Javi non se ne parlava quasi per niente.
Infatti Fernández si allena in Canada…
A: Esatto. Quello che spero succeda, è che poco a poco tutti quanti noi che siamo andati fuori dalla Spagna, possiamo ritornarci e che nasca anche nel nostro paese un movimento di pattinaggio. Non abbiamo allenatori, non abbiamo coppie. Molte volte devi andare fuori per renderti conto di quello che c’è e di come funziona.
L: Per quel che ci riguarda, noi faremo il possibile affinché il pattinaggio cresca anche in Spagna.
Quando vi allenavate in Spagna, dove il pattinaggio non è così popolare e non ci si investe molto, avreste mai pensato che un giorno sareste arrivati ai mondiali?
A: No.
L: Beh, hai sempre questo sogno. Ma se l’anno scorso mi avessero detto che a breve avrei partecipato ad un mondiale, non ci avrei mai creduto.
Proprio perché in Spagna non è uno sport così popolare, quando avete cominciato a pattinare e come vi è venuta la passione?
A: Io ho iniziato grazie a mia sorella. Facevo nuoto, lei invece pattinaggio. Mi ero stancato, non volevo più andare a nuoto e mia madre mi ha mandato a fare pattinaggio con mia sorella. Da lì è iniziato tutto.
L: Io a Madrid vivo proprio nella stessa via della pista da ghiaccio. Quindi un giorno sono andata a fare la prova, mi è piaciuto e mi sono iscritta. Con me c’erano anche le mie cugine, abbiamo iniziato insieme, però loro hanno smesso.
Man mano che vi allenavate vi siete resi conto che era quello che volevate fare nella vita...
A: Sportivamente parlando, sì.
L: Sì, assolutamente!
Come gestite gli allenamenti con lo studio o il lavoro? È difficile conciliare le cose? Come sono le vostre giornate?
A: Piene, sono davvero piene.
L: È veramente molto dura, ma alla fine se ti piace lo fai. Io studio per il Ministero dell’Educazione spagnola a distanza e lo faccio online. Devo andare in Spagna tre volte l’anno per fare gli esami. Inoltre, ogni due settimane devo inviare i compiti, lavori vari e devo fare tutto per conto mio. Quindi tutti i giorni mi devo mettere sui libri e dirmi ‘dai, forza’, altrimenti non c’è nessun altro che mi spinge. Non ho nemmeno i professori che mi dicono cosa fare, quindi è più difficile.
Vi allenate a Bergamo, ma fate parte della nazionale spagnola. Non è però una novità l’allenamento di nazionali miste nel pattinaggio…questo magari è uno dei punti di forza di uno sport in cui la rivalità è sempre molto pulita.
A: Javier Fernández per esempio si allena con Yuzuru Hanyu. Nel senso, la gara è la gara. Succeda quello che succeda, tu dai il meglio di te, ma lo fai per te. Più che altro per la soddisfazione personale, quindi si resta sempre molto uniti, anche nella rivalità.
L: Esatto, la vera competizione è con te stesso, devi dare il meglio di te, migliorarti giorno per giorno. Allora i risultati arriveranno. Poi puoi andare bene e non vincere o viceversa. Ma questo poi non dipende sempre da te. Ma meglio lavori e migliore sarà il risultato.
Se la lotta è con se stessi, la gara è il momento della verità: che sentimenti provate negli attimi prima che parta la musica? A cosa pensate?
A: Beh, sei teso perché sai che alla fine quello che vuoi è andare bene. La gente è sugli spalti, ti sostiene. Pensi a quello che stai facendo nel momento in cui stai per metterti in posizione iniziale prima che parta la musica. Lì ti rendi conto di dove sei e di tutta la gente che hai intorno. Poi, quando inizia la musica, io personalmente mi dimentico di tutto, non sento niente. Solo alla fine del programma torni cosciente e hai consapevolezza di quello che stai facendo lì in pista.
L: Sì, è vero. Succede anche che ti dicano ‘hai sentito quando hanno iniziato ad applaudire, a gridare?’. Ma tu non hai sentito proprio niente. È come se entrassi in una bolla, solo quando termini il programma ti rendi conto e pensi a tutto quello che è successo. Ma mentre esegui il programma la concentrazione è massima.
E vi supportate quindi. Da fuori, la categoria delle coppie di artistico sembra molto più complicata rispetto al singolo: perché pattinate in coppia?
A: Beh, per me è più facile pattinare in coppia perché ho un riferimento. Quando pattini nel singolo non ce l’hai, invece in coppia hai il tuo o la tua partner, che è sempre lì, sai che c’è ed è veramente un punto di riferimento. Probabilmente a livello tecnico è più difficile, però il singolo non mi piaceva tanto e dopo un po’ ha iniziato a diventare noioso per me. Così ho deciso di dare una chance alle coppie d’artistico, anche per via del mio fisico, sono alto, quindi ci ho provato.
L: A me è sempre piaciuto pattinare in coppia, mi è sempre sembrato molto divertente. Inoltre ci sono anche più elementi tecnici, si possono fare davvero più cose. Poi mi piace tanto il fatto di essere sollevata…è un po’ come volare!