Ci sono state due stagioni in Gigante: la prima, da ottobre a metà gennaio, con Alexis Pinturault padrone della disciplina, poi, con l'avvicinarsi di febbraio, qualcosa si è rotto. Un trauma, una scossa di terremoto tremendamente forte, uno schianto: il settimo posto alla kermesse iridata è risultato essere l'ideale punto di inizio di un'eclissi che è perdurata fino alla fine della stagione; un buio più mentale che tecnico ma che ha compromesso quanto di straordinario fatto in Gigante a partire da febbraio 2016, quando Alexis ha ingranato una marcia che sembrava irraggiungibile per chiunque. In realtà sarebbe più corretto parlare di un doppio trauma: non va dimenticato che il francese era anche lo stra favorito per la gara di Super Combinata che però lo ha visto chiudere addirittura al decimo posto.
Padrone. Pinturault, per un anno solare, ha avuto in pugno il Gigante, se vogliamo la disciplina regina dello sci alpino. Elegante e preciso tecnicamente quanto forte e concentrato mentalmente: il duello con Hirscher era sempre una lotta impari. Il transalpino eseguiva una sinfonia, i passaggi tra una porta e l'altra erano il risultato di un'unica azione, mentre il rivale austriaco recitava una filastrocca con le curve che spezzettavano la sua potente conduzione. Il tonfo di Saint Moritz però è stato fragoroso come l'involuzione, e la contrastante evoluzione di Hirscher, che da lì ne è seguita. Il mondiale è una gara a sé stante, due discese che assomigliano di più ad una roulette da cui si può trarre forza in caso di medaglia ma che, in caso negativo, bisogna essere in grado di resettare: Pinturault pare non esser stato in grado di farlo. La capacità di estraniarsi dalla sfera emotiva per concentrarsi esclusivamente sull'ambito tecnico non è nella tendenza del francese; un invito a nozze per il cannibale austriaco che fa di questa abilità il denominatore comune degli ultimi sei anni.
Dualismo. Questa "skills" propria di Hirscher ha finito per consumare piano piano le mura del castello di Pinturault che si sono sgretolate lasciando il Re alla mercé dell'extraterrestre venuto dall'Austria. Se in estate Alexis ritroverà certezze caratteriali e solidità di prestazione non solo in Gigante, ma anche in Super gigante e soprattutto Slalom, allora la Coppa e le olimpiadi del prossimo anno saranno davvero esaltanti. Al momento però questo scenario appartiene al mondo delle mere ipotesi.
Francia. I motivi a causa di questa "depressione" non possono, però, essere circoscritti al solo Alexis. I suoi limiti caratteriali sono stati enfatizzati dalla globale crisi tecnica che si è abbattuta su tutto il movimento sciistico maschile transalpino: Faivre, Theaux, Muffat-Jeandet, Clarey, Fayed hanno vissuto una stagione di assoluta ombra e ciò non ha fatto altro che concentrare una dose di imponente pressione, in concomitanza del mondiale, sul solo Pinturault. È vero, la medaglia è arrivata, ma era un Team event, non proprio il top se paragonato all'oro nel Gigante singolo.
Insomma, se dovessimo dare un voto alla stagione di Alexis Pinturault la valutazione non potrebbe essere maggiore di 7, media aritmetica esatta tra un inizio perfetto e una chiusura da cui trarre insegnamento. Tra un anno c'è un'olimpiade.