È necessario, e doveroso, alzarsi tutti in piedi per il più grande sciatore della storia: Marcel Hirscher. Lo dicono i numeri, lo dice il palmarés, lo dice, soprattutto, la pista. Con la consacrazione a Re della Coppa del Mondo per il sesto anno consecutivo l'Austria può inneggiare al suo cannibale che, forse per la prima volta in sei anni, si è dimostrato più umano "svestendo" (si fa per dire) i panni del computer nel week end di Kranjska Gora: vittoria in Gigante e "solo" un quarto posto in Slalom speciale.
Dopo tutto eravamo di fronte all'immensità della storia e anche a lui hanno iniziato, forse, a tremare le ginocchia. Evento più unico che raro.
Computer. Sei ori e tre argenti mondiali; un argento olimpico (unica macchia destinata a sparire tra un anno); 106 podi totalizzati in Coppa del mondo (con 44 vittorie all'attivo); quattro Coppe di specialità in Gigante; quattro Coppe di specialità in Slalom; sei Coppe del mondo. Qua si danno i numeri.
Serve un calcolatore di quelli potenti per analizzare l'imponenza del fenomeno Hirscher che di rivali ne ha visti tanti e li ha battuti tutti. Svindal (maledetti infortuni), Ligety, Jansrud, Pinturault, Kristoffersen e Feuz (il solo a poter vantare il titolo di "scocciatore" numero 1 visto che ha perso la Coppa nel 2012 per soli 25 punti): avversari di ogni tipo che quando riuscivano a batterlo, poi se lo ritrovavano subito lì dietro sul podio. Perchè Marcel è un mostro di consapevolezza e presa di coscienza dei propri limiti, spinge sempre per ottenere il massimo. Un mostro di regolarità.
Madre natura. Alla base di tutto ciò che oggi è Marcel Hirscher ci sono anche la splendida educazione e cultura del lavoro impartitegli in primis da papà Ferdinand e da mamma Sylvia. Per ambire e poi vivere con il titolo di Re dello sci alpino in Austria non ci sono altre soluzioni.
Certo poi c'è madre natura: il talento cristallino, la strabordante forza fisica e la lucidità mentale... c'è tutto in questo ragazzo che a 28 anni ora esplorerà cime che nessuno ha mai esplorato senza mai rinunciare a nuovi obiettivi: la strada per Pyeongchang è tracciata, quella di Stenmark e del suo record di vittorie ancora percorribile.